8.0
- Band: BEHEADED
- Durata: 00:40:05
- Disponibile dal: 27/01/2017
- Etichetta:
- Unique Leader
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Fa sempre piacere quando un gruppo di cosiddetta seconda fascia, per anni ignorato e/o poco celebrato, riesce finalmente a vedere concretizzati i propri sforzi, emergendo dall’underground e divenendo a sua volta un punto di riferimento per la scena. E’ il caso dei Beheaded, confinati per buona parte della loro carriera al rango di semplici gregari del circuito death metal e protagonisti con le ultime release di un importantissimo passo in avanti, che ne ha sancito sia il ‘successo’ che la definitiva maturità artistica. Forti di un contratto con la label più ferrata in materia di sonorità tecniche e convulse, quella Unique Leader attorno cui ruota la crema del ‘brutal’ contemporaneo, i Nostri hanno prima dato alla luce l’incoraggiante “Ominous Bloodline” (2005), si sono poi imposti grazie all’ottimo “Never to Dawn” (2012) e si apprestano oggi a chiudere il cerchio con “Beast Incarnate”, ultima tessera di un mosaico di rara eleganza e compiutezza, calato nel presente ma con un occhio sempre rivolto al passato. Registrati gli ingressi di Davide Billia alla batteria (Antropofagus, Hour of Penance, Septycal Gorge) e di Simone Brigo alla chitarra (Blasphemer), il gruppo di origine maltese dà nuovamente sfogo alla propria vena inarrestabile e ferale, in cui soluzioni prettamente moderne si combinano alla perfezione con un modo di intendere il genere che non sapremmo come altro definire se non ‘novantiano’, per un risultato complessivo fondamentalmente senza tempo. Si sente che i Nostri sono cresciuti in un’epoca non ancora assoggettata alle complicazioni, alla voglia di strafare a tutti i costi, in cui brutalità e musicalità non solo non erano intercambiabili, ma costituivano la pietra angolare del songwriting, e ciò trova riscontro in un lotto di vere e proprie canzoni, ognuna con le sue strofe, i suoi ritornelli e le sue strutture particolarmente ordinate. Un gioco che esalta a partire dalla titletrack – poderosa concatenazione di riff ‘galoppanti’, stacchi groovy e uncini melodici sapientemente amalgamati alla furia del guitar work – e che prosegue spedito per una quarantina di minuti, forte di un livello di ‘presa’ e scorrevolezza mai lambito in passato, il quale porta sia all’episodio più lungo della storia della band (“The Black Death”) che a quello più epico e melodioso (“Punishment of the Grave”). Difficile insomma non premiare l’impegno profuso dai Beheaded, ufficialmente accasatisi ai piani alti del circuito death metal europeo con il loro stile variegato, impetuoso e chirurgico. Da qualsiasi angolazione si decida di osservarlo e giudicarlo, “Beast Incarnate” è quel che si dice un gran bel disco.