BEHOLD! THE MONOLITH – Architects Of The Void

Pubblicato il 05/09/2015 da
voto
7.0

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Ormai le band che seguono il tanto acclamato e, per alcuni addetti ai lavori, fortunato ed originale filone doom sludge stanno proliferando come il peggior virus da pestilenza mondiale. Tantissime band non meritano troppo tempo per la proposta alquanto derivativa e poco ispirata, altre (poche, per la verità) possono destare qualche interesse: è il caso dei californiani Behold!The Monolith che con il terzo album “Architectcs Of The Void” piazzano il quasi colpaccio. La band, va detto, si trova qui al primo lavoro con il nuovo cantante Jordan Nalley che prende il posto vacante lasciato da Kevin Mc Dade dopo il tragico incidente che gli è costato la vita, dietro il microfono nei primi due album, e già questa variazione, seppur forzata, giova e rende il tutto più interessante e ricco di spunti su cui discutere rispetto alle altre precedenti opere. La voce è versatile e passa da momenti di furia cieca con un growl devastante ad urla lancinanti con uno scream che corrode i timpani. Le sette canzoni dell’album sono sì derivative e magari in alcuni frangenti poco ispirate, ma si fanno notare perché scritte e suonate con un certo piglio selvaggio e viscerale che non segue un’unica direzione musicale. I fantasmi dei più epici High On Fire sono dietro l’angolo ma i Behold!The Monolith riescono a scacciarli con soluzioni che fanno scorrere le canzoni senza troppi intoppi. Anche la produzione di un certo signore che al secolo fa Billy Anderson rende giustizia alla proposta della band: sembra di ascoltare una versione più black dei primi Mastodon con meno soluzioni ritmiche, oppure i Goatwhore più lisergici e psichedelici. “Between Order and the Vistula” ha un andamento thrash metal di vecchia scuola con una batteria che genera vortici inarrestabili di violenza ultraterrena e le chitarre impastano riff grassi e pesanti, e la sensazione che prima o poi debba esplodere qualcosa di enorme è vicina. “The Mithriditist” ha un riff di chitarra in apertura che sembra uscito da “Blood and Thunder”, ma poi sfocia in un incedere quasi post rock con una voce pulita e chitarra classica che la rendono davvero maestosa e densa di significati che vanno ben oltre il genere proposto dai Behold!The Monolith. L’incedere pachidermico della canzone che dà il titolo all’album è un inno alla tragicità e drammaticità del nostro vivere che si evolve in disegni epici e gorgoglianti oscurità e maledizioni arcane soprattutto nel finale con un cantato convincente sorretto da una sezione ritmica quasi ‘Breachiana’, in un tripudio evolutivo di sentimenti ed emozioni che non lasciano scampo. Forse la bravura di questa band è quella di saper scrivere buone canzoni usando mezzi che in molti stanno sfruttando ed abusando, e senza sbattersi troppo. Siamo convinti che i quattro americani potrebbero osare di più perché le possibilità esistono… esse s’intravedono, ma soprattutto si percepiscono, tra i solchi di “Architects Of The Void”. Le coordinate stilistiche sono state tracciate da tempo, forse già con il primo album, la maturazione per fare qualcosa che possa rimanere indelebile in ambito estremo è a buon punto. Manca ancora un po’ di personalità, ma in ogni caso per ora “Architects Of the Void” è un buon album, ancora capace di generare sentimenti  e di non annoiare. E di questi tempi ci sembra già molto.

TRACKLIST

  1. Umbral Vale
  2. Philosopher's Blade
  3. The Mithriditist
  4. Lord of Bones
  5. Black Days Of...
  6. Between Order and the Vistula
  7. Architects of the Void
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