BEING AS AN OCEAN – Being As An Ocean

Pubblicato il 19/09/2015 da
voto
7.0
  • Band: BEING AS AN OCEAN
  • Durata: 00:39:41
  • Disponibile dal: 06/07/2015
  • Etichetta:
  • Impericon Records

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Il combo post-hardcore californiano, nonostante i buoni riscontri di pubblico e critica, non ci ha mai particolarmente preso, vuoi forse per una eccessiva ridondanza a livello di songwriting, vuoi anche per una costante mancanza di mordente dei pezzi dovuta ad un numero spropositato di parti parlate, le quali sembrerebbero atte ad aumentare il carico emozionale dei pezzi, ma in realtà riescono solo ad afflosciare l’attenzione dell’ascoltatore come un palloncino sgonfio, sulla lunga distanza. Questa volta, i Nostri sembrano aver deciso di dare una nuova spinta dalla propria carriera andando a proporci, in questo 2015, un ambizioso self-titled, catartico e personale, che dovrebbe in qualche modo simboleggiare il manifesto artistico definitivo della band di Alpine. Con piacevole stupore vi diciamo che il risultato finale è decisamente migliore del precedente episodio, dando in qualche modo una nuova linfa vitale al progetto BAAO. I Ragazzi hanno dato un’impronta sensibilmente più radiofonica alle proprie composizioni, andando ad affidarsi con sempre più frequenza all’ugola “emo” del chitarrista Michael McGough, arrivato a rinforzare la formazione a partire dal precedente “How We Both Wondrously Perish”, il quale ci investe con aperture melodiche super emozionanti che ci portano in territori lontani e ci fanno perdere nella malinconia, con qualche episodio davvero degno di nota (“St. Peter”, “Forgetting Is Forgiving The I”). Il cantante Joel Quartuccio, invece, continua a fare il suo dovere, regalando il solito scream nervoso di chiaro stampo melo-hardcore, e le consuete parti parlate che, come ormai saprete, a nostro avviso rallentano inutilmente le composizioni. Ma in fondo questa scelta stilistica è da sempre un trademark del combo californiano e ormai ce ne siamo fatti una ragione. Sul fronte dei vari comparti strumentali, siamo sempre su buoni livelli, con gli arpeggi delle chitarre sempre in primo piano, ed una sessione ritmica comunque sufficientemente robusta per gli stilemi del genere.  Le asperità riscontrabili nel secondo full length sembrano essere state opportunamente limate, e la band in questo caso sembra essere riuscita a confezionare finalmente un album interessante e godibile nella sua interezza. Avanti così, buona la terza!

TRACKLIST

  1. Little Richie
  2. Ain't Nobody Perfect
  3. The Zealot's Blindfold
  4. Sleeping Sicarii
  5. Judas, Our Brother
  6. St. Peter
  7. Forgetting Is Forgiving The I
  8. The World As A Stage
  9. Sins Of The Father
  10. ... And Their Consequence
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