7.0
- Band: BELL WITCH
- Durata: 01:07:33
- Disponibile dal: 13/11/2012
- Etichetta:
- Profound Lore
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Bella scoperta i Bell Witch, duo doom metal proveniente dal sempre esaltante North West degli Stati Uniti, e formato da membri di Samothrace e Lethe. Con “Longing”, opera licenziata dalla ormai affermatissima e affidabilissima Profound Lore (e dunque garanzia extra), il soffocante duo arriva al debutto sulla lunga distanza, consegnando al mondo un’opera che mira a scardinare le regole del doom metal dall’interno, riscrivendone parecchie regole, senza però stravolgerne i punti di forza e la tradizionale fierezza che caratterizza il genere. Il sound dei Bell Witch è opera esclusiva della batteria, di un basso e delle voci. Non vi è traccia di chitarre nel loro sound, ma questi due ragazzi sono evidentemente troppo svegli per tramutarne la carenza in un limite. La musica dei Nostri, che ha una genealogia purissima, discendenza diretta degli Electric Wizard e degli Sleep, è infatti scarnissima, primitiva ed essenziale ma molto elegante, ben studiata e dall’elevatissima caratura formale. La distorsione del basso raggiunge livelli inverecondi ed il feedback regna sovrano ma è sempre convogliato e controllato alla perfezione per mantenere le atmosfere sempre in sospensione perfetta. Tutti elementi, questi, che sono ottimi portatori di un’estetica molto atmosferica ed astratta che unisce benissimo i mondi del metal a quelli del noise e dell’ambient per creare suoni e atmosfere astratte e surreali ma sempre concrete e mai volatili. Delicati passaggi bluesy dal feel quasi neo-folk e roots inoltre avvicinano molto i Nostri a certi oblii post-rock che hanno fatto la fortuna dei Neurosis di “A Sun That Never Sets” o degli Om, dimostrando che i Bell Witch di rado si fermano alla semplice estetica doom ma vanno spesso e volentieri oltre con gran disinvoltura in lidi “post” e ancor più spesso drone, estetica che mutano dalla prima grazie alla ritmiche assolutamente mortifere e comatose che permeano il lavoro. Spesso durante l’ascolto vengono in mente infatti i Sunn O))), e nei momenti più pacati e riflessivi anche il magmatico e strisciante minimalismo degli ultimi Earth. L’ecclettismo musicale che la band padroneggia, invece, riesce a focalizzare bene l’attenzione di chi ascolta sui mood bizzarri e storti che striano verticalmente il lavoro richiamando alla mente le dissonanze storte e surreali degli Eagle Twin o gli intrippamenti formato extra-large dei Melvins più astratti e allucinati. E’ un bel sentire, insomma, che, anche se facente parte di quel doom molto astratto ed atmosferico, e dunque non sempre facilmente assimilabile, fa davvero poca fatica a rapire i sensi e farci viaggiare con la mente. E alla fine l’intento del duo, vista la proposta, non poteva che essere proprio questo.