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- Band: BENEDICTION
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
Chi s’accontenta gode. Questo dovrebbe essere il motto dei Benediction. Perché mai? Perché è una vita che si accontentano di essere gli ultimi dei migliori, i migliori degli ultimi, senza mai aspirare al benché minimo miglioramento, come del resto dimostrano per l’ennesima volta in questo nuovo album. Non convince per nulla “Organized Chaos”. Non convince perché siamo nel 2001, e questo disco sarebbe potuto uscire anche dieci anni fa, ed a nessuno avrebbe fatto differenza. Non convince perché una band con una carriera decennale non può ancora permettersi di comportarsi come l’eterna gregaria della situazione. Non convince perché una band in cerca della consacrazione e del fatidico salto di qualità non consente una tale mancanza di input artistici. “Organized Chaos” è un lavoro ordinario, che non brilla certo per le capacità artistiche dei nostri e che traduce il tutto in una prolungata latitanza di idee. Si tratta meramente di un album del più canonico death metal come l’avrete ascoltato già eoni di volte, stracolmo di cliché e manierismi che conosciamo tutti a memoria, ma che al tempo stesso sono straconvinto possano fare la felicità di tanti di voi, che proprio come i Benediction, per godere s’accontentano… Il massimo della libidine che i nostri amici britannici riescono a concedersi per cercare di infarcire la loro proposta di qualche elemento ‘innovativo’, consiste nel macinare tra i tanti qualche riff neo-thrash, camuffando il tutto alla grande da una registrazione (volutamente?) minimalista ad opera di un Andy Sneap probabilmente non al massimo della forma (confrontate la produzione dell’ultimo Nevermore, o del nuovo Kreator con quella di “Organized Chaos” e non potrete credere che si tratti della stessa persona.), nella speranza di entrare nel nuovo millennio con un lavoro davvero ‘cool’ ed al passo con i tempi… ma non troppo. Tutto scorre velocemente (si fa per dire), con barlumi di momenti interessanti, come in “Easy Way To Die” o in “Stigmata”, ma purtroppo l’insieme non riesce mai a concretizzarsi in una prova convinta ed avvincente fino alla fine. Sufficiente quanto basta per rimanere nell’universo degli eterni gregari. N.B.: voto largamente per eccesso.