8.0
- Band: BENEDICTION
- Durata: 00:44:34
- Disponibile dal: 10/10/1991
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Mettiamola così, in maniera molto semplice: se dovete ascoltare un solo album dei Benediction, questo deve essere “The Grand Leveller”. Considerare il gruppo britannico una colonna portante della scena death metal sarebbe un tantino eccessivo, dato che in carriera i nostri non sempre hanno brillato, prendendosi anche diversi anni di pausa nel decennio scorso, quando invece più di una band storica è riuscita a fare ritorno sulle scene, a volte anche con risultati egregi. Tuttavia, “The Grand Leveller” è e resta un album che chi ha a cuore il death metal degli anni ’90 fa/farebbe bene ad ascoltare. Nel 1991 questi figli della Birmingham proletaria diedero infatti alle stampe il loro miglior lavoro: dieci tracce (compresa una cover di “Return To The Eve” dei Celtic Frost) di death metal possente e dall’atmosfera ombrosa, perfettamente sottolineata dal vigoroso growling del frontman Dave Ingram, qui probabilmente all’apice della carriera. La ricetta è molto semplice: i Benediction velocizzano e irrobustiscono trame thrash nelle parti più sostenute, mentre rielaborano in chiave più heavy e opprimente la lezione dei grandi Black Sabbath, degli stessi Celtic Frost e dei Candlemass nelle frequenti aperture doom/cadenzate, producendo canzoni che si barcamenano costantemente tra questi due registri. Tuttavia, sono le aperture in midtempo a rimanere principalmente impresse: la band sembra infatti riuscire a dare il meglio proprio in queste circostanze, confezionando con notevole ispirazione un riff spaccaossa dopo l’altro. Come più o meno avviene già nei lavori dei Gorefest o dei vicini di casa Bolt Thrower, a tratti le accelerazioni o le partiture più sostenute risultano infatti solo un pretesto per arrivare a una linearissima digressione su tempi medi, che deve portare all’headbanging più ignorante. Non stupisce dunque che i Benediction nel giro di breve tempo diventino una realtà richiestissima sui palchi del circuito europeo: le loro strutture poco complicate e l’approccio groovy e “rotondo” dei riff si prestano alla perfezione a essere riproposti live, tanto che nel corso di quel decennio non sarà raro imbattersi in commenti come “I Benediction non mi fanno impazzire, ma dal vivo spaccano!”. Come accennato, infatti, nei lavori successivi a “The Grand Leveller” l’ispirazione del quintetto inizierà a calare, per poi riprendersi solo con il recente come-back album “Killing Music”. Ciò nonostante, l’efficacia dei brani di questo disco rimarrà a lungo una più che buona giustificazione per nutrire simpatia nei confronti della band: i veri classici del repertorio sono tutti qui dentro – “Vision In The Shroud”, “Graveworm” o l’elaborata title track – e, nel complesso, l’album è un dispiegamento di passione, onestà, sudore e brutalità spiccia che non può non divertire. Working class death metal al massimo della forma!