7.5
- Band: BENIGHTED
- Durata: 00:38:28
- Disponibile dal: 17/02/2017
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Tempo di esami e di conferme per i Benighted, chiamati all’appuntamento con il nuovo full-length dopo un andirivieni di musicisti a dir poco destabilizzante. Della line-up che prese parte alle registrazioni dell’ottimo “Carnivore Sublime”, infatti, oggi rispondono all’appello solo il frontman Julien Truchan e il chitarrista Olivier Gabriel, membri fondatori che negli ultimi vent’anni, grazie alle loro visioni schizzate e disturbanti, hanno fatto sì che la band si trasformasse da semplice promessa a punto di riferimento del circuito ‘modern’ death metal europeo, poco sotto i vari Aborted e Decapitated. Rimasti soli al comando, senza l’apporto del fenomenale batterista Kevin Foley, i Nostri si sono dovuti rimboccare le maniche, circondandosi di forze fresche e giocando di esperienza per non deludere le aspettative dei fan, e il risultato è il qui presente “Necrobreed”, ennesimo concept dalle tinte splatter da trangugiare come un cocktail di steroidi anabolizzanti. Fino all’esplosione muscolare. Un disco che, per certi versi, potremmo definire ‘standard’, vista la scelta del gruppo d’Oltralpe di rinunciare a buona parte degli eclettismi che ne avevano fin qui contraddistinto la proposta, ma non per questo ritrito o poco efficace, di gran lunga superiore all’offerta musicale della concorrenza. Nel 2017, più che sbalordire con impalcature ritmiche varie e fantasiose e con un guitar work sempre in cerca dell’effetto speciale, i Benighted fanno di necessità virtù, riscoprendo le loro origini prettamente death/grind e venendo incontro alla sete di potenza del neo arrivato Romain Goulon, il quale sembra voler liquefare il proprio drum kit sotto una scarica incessante di blast beat. Ovvio, quelle parentesi -core tanto care al quintetto continuano a fare la loro comparsa (basti pensare a “Psychosilencer”, infarcita di cori in stile Despised Icon), così come non mancano alcune interessanti variazioni di programma (“Der Doppelgaenger” e “Mass Grave” presentano riff freddissimi di chiara ascendenza black metal), ma l’impressione è appunto quella di un album più asciutto e meno istrionico, condotto ugualmente al successo dalla mostruosa performance al microfono di Truchan. Tra growling vocals di ogni forma e consistenza, pig squeal disumani e decine di sfumature intermedie, calate sempre all’interno di metriche orecchiabili e contagiose, il Nostro fa letteralmente il bello e il cattivo tempo, al punto che se oggi siamo qui a parlarvi di “Necrobreed” come di un’aggiunta papabile alla vostra collezione di dischi è anche merito suo. Rivolto a tutti gli inguaribili amanti delle sonorità da demolizione totale.
N.B.: E’ di pochi giorni fa la notizia che anche Olivier ha abbandonato la band, rimpiazzato da Fabien Desgardins.