7.5
- Band: BENTHOS
- Durata: 00:45:25
- Disponibile dal: 11/04/2025
- Etichetta:
- Inside Out
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Abbiamo tra le mani il nuovo disco dei milanesi Benthos, che ritornano con “From Nothing” e inaugurano il sodalizio assieme a Inside Out Music decisamente con molte note positive: inventiva e capacità di mescolare generi, senza usare stereotipi e soprattutto senza lasciarsi mai trasportare troppo nei cliché dei diversi generi con cui riescono a contaminare il loro contorto progressive. Se poi mettiamo che sono al secondo album ma quello che portano in scena è una grande maturità, possiamo pure notare come riescano a trasmettere la freschezza dell’improvvisazione e la curiosità nello sperimentare.
Se già avevamo ascoltato con stupore il debutto “II” uscito nel 2021, questo nuovo capitolo porta con sé le conferme di una nuova realtà che unisce le parti più melodiche a quelle più hardcore, il mondo strumentale a quello urlato, le parti armoniche ed eteree a quelle decisamente impattanti.
Il quintetto meneghino riesce a farlo con una linearità che stride anche solo a pensarla; ma ci riesce, con un gioco di crescendo, con temi sviluppati dagli arzigogoli dalle chitarre di Gabriele Papagni ed Enrico Tripodi, come nella complessa “Athletic Worms”, che poi si sfociano nella rabbiosa parte vocale di Gabriele Landillo. Ascoltando il nuovo disco “From Nothing”, per come è stato concepito, ci troviamo molte volte come in una tempesta, dove la quiete lascia il posto a sferzate e poi tornano raggi luminosi, il tutto supportato da una parte ritmica poderosa, dove la tecnica al basso di Alberto Fiorani trova i cambi di ritmo, dai passaggi jazz a quelli quasi grind (basti pensare all’evoluzione del brano “Fossil”) di un puntuale Alessandro Tagliani.
E così la struttura dell’album – dodici tracce con l’inizio, un intermezzo (“Recompose”, quasi un invito a una pausa prima di riprendere alcuni dei temi di ricerca dell’Io dei brani che seguiranno) e la fine sono brevi parentesi strumentali dal tocco post-rock, mentre i restanti brani sono molto più articolati – rispecchia nel suo intero svolgimento un percorso con varie attitudini, dal pezzo breve e d’impatto come il singolo “As A Cordyceps” a quello lungo che dà il titolo all’album (che parte con la voce pulita di Gabriele Landillo e atmosfere che potrebbero sentirsi su un disco dei primi Pain Of Salvation e si articola in parti sempre più math-core). Infatti sono proprio nello specifico le tracce più complesse a rappresentare lo spirito dei Benthos, non incasellabili in un genere ma portatori di assenze di barriere.
Dobbiamo riconoscere che ciò che ne risulta è un incastro matematicamente quasi impossibile tra l’estremo e un progressive di inizio Duemila, con passaggi melodici e con una bella voce calda e pulita e poi uno sviluppo hardcore/grind non posticcio ma che trova in “Perpetual Drone Monkeys” il manifesto dello stile unico dei Benthos.