
7.0
- Band: BENTHOS
- Durata: 00:32:04
- Disponibile dal: 23/04/2021
- Etichetta:
- Eclipse Records
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Curiosità, voglia di sperimentare, profonda ammirazione verso capostipiti di quel genere di metal che dal progressive arriva all’ambient e al post rock: questi sono gli ingredienti che hanno portato alla nascita dell’album di debutto dei milanesi Benthos, formatisi nel 2017 dall’unione dei due chitarristi Gabriele Papagni e Enrico Tripoldi durante le lezioni al Conservatorio Giuseppe Verdi. E che siano originali lo vogliono ribadire nell’intitolare il primo album “II”. Ma a parte i giochi numerici, i due chitarristi fondatori sono riusciti a mescolare vari generi di musica fino ad arrivare alla creazione di un suono che non è solo progressive metal più vicino alle atmosfere eteree dei Tool di “10000 Days” ma che riesce a spaziare fino alle melodie degli Opeth. Una cifra stilistica che definisce i Benthos è il continuo cambio di ritmi nelle varie tracce, agevolato dagli studi sulla voce da parte di Gabriele Landillo, capace ora di cantare ora in maniera pulita e armoniosa e avvicinandosi con molte similitudini a Daniel Gildenlöw dei Pain Of Salvation, o che di colpo diventa growl più vicina al death metal in “Talk To Me, Dragonfly!”, lasciando spiazzati per il divario artistico tra i diversi generi. Più si approfondisce l’ascolto e più la maturità musicale traspare da brani come “Debris Essence” e la conclusiva “Dissolving Flowers”, dove ci si lascia cullare da arpeggi e poi ci si risveglia con un notevole crescendo di intensità. Le ultime due pedine che formano i Benthos sono Alberto Fiorani al basso e Alessandro Tagliani alla batteria, fondamentali nelle sonorità stile post rock e math rock di alcuni passaggi in “Back And Forth” e nella canzone di apertura “Cartesio”, con i loro continui cambi di ritmo e di velocità. Si è dovuto aspettare per sentire questo “II”; concluso infatti l’album prima della pandemia, la band ha cercato l’etichetta per il debutto e ha trovato nella Eclipse Records il proprio trampolino di lancio, per una novità che farà la gioia dei fan dei Tool, Pain Of Salvation e Opeth. Unica nota negativa è la durata, circa mezz’ora, troppo poco per un’opera dal sapore progressive.