6.5
- Band: BERIEDIR
- Durata: 00:57:30
- Disponibile dal: 21/01/2022
- Etichetta:
- Rockshots
Spotify:
Apple Music:
Tra le molte declinazioni del power metal, c’è un filone che trova sempre nuova linfa e nuovi spunti, sia per la fase di scrittura sia per le molte possibili influenze, ed è quello melodico. I bergamaschi Beriedir (“Guardiani” nella lingua grigioelfica di Tolkien) danno seguito al loro album di debutto di quattro anni fa “The Path Beyond The Moon” sviluppando dieci brani che hanno come filo conduttore l’acqua e, pur non creando un vero e proprio concept, certificano questa scelta anche con il nome del disco, “AQVA”.
Proprio sul tema portante possiamo passare quindi dall’elemento acqua sottoforma di lacrime, oppure ghiaccio (“Of Dew And Frost”) fino ai temporali. Ecco infatti che nell’ultimo singolo “Stormbound”, un pezzo molto orecchiabile grazie ai suoni taglienti di tastiere, tanto usati da gruppi come Vision Divine e Sonata Arctica (un esempio di questo tipo, proprio in apertura, è “At Candle Light”) alla fine degli anni Novanta. In esso, grazie alla vocalità di Stefano Nusperli, qui anche affiancato da Ivan Giannini dei testé citati Vision Divine, viene narrata la leggenda della Sarneghera (la tempesta autoctona del Sebino e della Franciacorta). Ci sono poi momenti più tendenti al power progressive sempre di stampo italico (vedi alla voce Skylark, per esempio) come le conclusive “Rain” e “Moonlight Requiem”, dove la parte ritmica a tratti sincopata, con al basso Daniele Cantaboni e alla batteria Ciro Salvi, completa il gioco di assoli delle due chitarre di Francesco Ideo (elettrica) e di Simone Bacchi Mottin (acustica). Rispetto al primo lavoro, si può notare maggiore cura nei dettagli, dai testi più ricercati alla copertina, con un faro in primo piano che rimanda al brano “The Angel In The Lighthouse”, e una produzione rifinita al mixaggio e alla masterizzazione da Simone Mularoni (DGM), ma rimangono suoni ancora non totalmente maturi, tanto legati a sonorità power di trent’anni fa senza elementi accrescitivi, se non le tematiche tipiche delle leggende locali.
Questo “AQVA” troverà seguito sicuramente tra gli assidui ascoltatori di quel power metal melodico che tanto è stato sviluppato in Italia a cavallo degli anni Duemila, con pezzi pieni di assoli e lunghe sonate al synth.