6.5
- Band: BERZERKER LEGION
- Durata: 00:47:54
- Disponibile dal: 31/01/2020
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Mettete Hypocrisy e Asphyx alle chitarre, aggiungete il basso dei Dark Funeral, la batteria dei Vader e il growl dei Wombbath, mescolate tutto con un vago tocco della cara vecchia scuola di Göteborg (ma con una produzione potente dal classico sound bombastico in grado di colpire come un cazzotto fin dal primo ascolto), condite con riff catchy e la sapienza delle linee vocali di chi mastica death metal da oltre quindici anni, infine una spolverata di campagna social a martello e la presenza già confermata a un buon numero di festival (nonostante questo sia il primo lavoro); dulcis in fundo, un nome di quelli belli truci e grezzi, che evocano già moshpit polverosi, headbanging e ossa rotte: ecco pronto l’ennesimo supergruppo. Questo è il debut dei Berzerker Legion.
Cosa possiamo aggiungere? I musicisti sono tutti più che validi, questo è fuori discussione: veterani del genere, persone che potrebbero mettere su altri dieci progetti come questo senza fatica. La band si forma nel 2016 (o nel 2015, sulla pagina Facebook ufficiale c’è un po’ di confusione al riguardo), sonnecchia per due anni e mezzo, fa un promo, cambia il logo, approda su Listenable ed eccoci qua. I pezzi sono ben confezionati e, come dicevamo, la forte strizzata d’occhio al melodic death svedese rende l’ascolto piacevole e con un bell’impatto già dal primo inserimento in stereo (sicuramente la titletrack e l’anthemica “Rise Of The Berzerkers”). Jonny Pettersson ha una voce potente (lo ha già abbondantemente dimostrato nei Wombbath) che sa modularsi bene pur mantenendo sempre una notevole profondità e James Stewart, abituato al drumming di Vader e Bloodshot Dawn, non ha grosse difficoltà. Se cercate un disco death metal di scuola svedese troverete qualcosa da ascoltare – e magari ve li ritroverete dal vivo in qualche festival, ambiente perfetto per rendere giustizia ad una band internazionale che ha confezionato un disco, come già detto, fatto apposta per i moshpit estivi. Cos’altro possiamo dirvi di questo “Obliterate The Weak”? Nulla di nuovo, ma ben fatto; nessun sussulto ma tutto suonato molto bene; pezzi al limite dell’indistinguibile che potremmo dividere in ‘quello più tirato’ e ‘quello con le parti midtempo’ (ben riuscito come in “The King Of All Masters”), un paio di guizzi in fase di arrangiamento (“In The Name Of The Father”) e un bel vinile già ordinabile in rosso o oro, merchandise e ovunque sparsi i nomi Vader, Asphyx e Hypocrisy. Insomma la sensazione è quella che si prova quando, nel trailer di un film si legge “dai produttori di…”. Ripetiamo: non un brutto disco, anzi, ma ci sono tante band che meritano la vostra attenzione ed i vostri soldi più di questi signori, che immaginiamo non facciano certo fatica ad arrivare alla fine del mese. Se poi volete contribuire alla causa di questa metal militia (sì, i ragazzi sono anche modesti), a loro farà piacere.