8.5
- Band: BETWEEN THE BURIED AND ME
- Durata: 00:53:56
- Disponibile dal: 06/09/2005
- Etichetta:
- Victory Records
- Distributore: Venus
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Precipitevolissimevolmente. Nel profondo dell’assurdismo sonoro e oltre, verso un abisso di (in)sensata, pregevole cacofonia sensoriale. Per capire e descrivere un disco della portata di “Alaska”, terzo lavoro degli psicopatici Between The Buried And Me, bisogna sapere porsi al suo stesso livello, ovvero liberare la mente ed il corpo da qualsiasi preconcetto scritto e conosciuto in ambito musicale, svuotarsi di ogni precedente ascolto e assorbire in toto quello che le nostre orecchie andranno ad auscultare una volta premuto il tasto play. Per riassumere tutto quanto si possa dire sulla band del North Carolina, elevatasi al rango di miglior band del roster Victory senza la minima ombra di dubbio, basterebbe dire che “Alaska” sembra il parto degenerato di una mostruosa jam session tra Dillinger Escape Plan, Porcupine Tree (ma anche Opeth), Children Of Bodom e Dying Fetus! A dispetto del loro monicker, di estrazione emo- o metal-core, qui siamo di fronte ad una formazione che suona prevalentemente grind-core ferocissimo unito alle evoluzioni jazzistiche e schizofreniche del post-core più accidentato ed impervio. Ma siccome il tutto non sarebbe abbastanza malato e destrutturabile, i Between The Buried And Me aggiungono più ingredienti possibili alla loro ricetta, inserendo goliardici riferimenti neoclassici à la Children Of Bodom/Blind Guardian (se non ci credete, ascoltate l’incipit della title-track e l’intera “The Primer”…cos’è, power-grind?), rallentamenti melodici, stacchi acustici dolcissimi e da brivido, cambi di tempo improvvisi e torrenziali, chorus estemporanei in clean vocals, parti mosh crudeli…insomma, un delirio totale in piena regola! E sembra davvero, cercando di stare dietro al camaleontismo sonoro dei BTBAM, di precipitare a capicollo in un pozzo alienante, multi-colorato e psichedelico, del quale però non si scorge mai il fondo. Il pregio maggiore di Tommy Rogers e compagni – che poi è anche il segreto della grandezza del disco e del gruppo – è quello di rendere magicamente accessibili i giganteschi puzzle musicali composti, tramite l’inspiegabile capacità di non far risultare complicatissima l’assimilazione del tutto, ma di farla sembrare piuttosto un viaggio tormentato in un mondo di balocchi malvagi e costruiti con tecnologie estranee all’umano…con i quali l’ascoltatore, per la propria sopravvivenza, deve presto, per forza, imparare a giocare. E vincere. “Roboturner” ed il suo incedere ultra-grind, la varietà di “All Bodies”, il lungo e soffuso passaggio acustico (“it’s raining…”) di “Backwards Marathon”, la poesia riflessiva della strumentale “Medicine Wheel”, il pazzesco girovagare senza meta di “Autodidact”…solo alcuni momenti che stupiscono in modi diversi, donando “palle matte” di emozioni, per niente controllabili e, per questo, assolutamente vere e sentite. Come pittori dalle quintuple personalità, i Between The Buried And Me pennellano tele di rara ed intrinseca bellezza. E “Alaska” altro non è che un luminoso Quadro di Follia. Come se l’arcobaleno ci esplodesse negli occhi…