8.5
- Band: BETWEEN THE BURIED AND ME
- Durata: 00:58:50
- Disponibile dal: 27/10/2009
- Etichetta:
- Victory Records
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Ecco che, a un paio di anni dall’acclamatissimo “Colors”, i Between The Buried And Me tornano sulle scene con un album atteso in maniera spasmodica dai fan, e chi scrive, tanto per essere chiari, è uno di quelli che aveva lasciato vuoto un buco nella poll di fine anno proprio in attesa del disco in questione. Non è per nulla facile esprimere a parole ciò che il combo statunitense mette sotto forma di musica, forse il modo più adatto che il sottoscritto sia riuscito a trovare è quello di fare una breve disamina di ognuno dei sei capitoli che compongono “The Great Misdirect”. L’album inizia con una suite che porta il nome di “Mirrors” che bene introduce l’ascoltatore alla fruizione del disco, il primo assalto all’arma bianca avviene sulle note di “Obfuscation” che mette in mostra tutta la versalità del gruppo nel passare da ritmiche tipicamente “math” (che richiamano un po’ i Dillinger Escape Plan) spaziando attraverso evocativi lidi strumentali che ci ricordano alcuni passaggi Pinkfloydiani dei Dream Theater più ispirati. Si fatica ad accorgersi che è già passato quasi un quarto d’ora dall’inizio del disco, eppure “Disease Injury Madness” è già iniziata, e la partenza è ancora una volta veloce, potente e graffiante, spezzata da un’atmosfera completamente diversa, rarefatta e riempita da tastiere e voci filtrate che donano respiro all’ascoltatore e che, dopo essersi fatto sballottare ancora da frenetiche ritmiche sincopate, si trova catapultato e invischiato in un magnifico e intrigante riff blues. Per qualche istante poi, come se non fosse abbastanza, sembra apparire dal nulla Mike Patton con i suoi Fantomas di “Director’s Cut” . Quando l’inizio canzonante di “Fossil Genera – A Feed From Cloud Mountain” fa la sua entrata, la nostra mente non è ancora in grado di fermarsi e riflettere in maniera lucida, in quanto viene travolta dalle scariche di doppia grancassa, dai riff ciccioni e dagli assoli intrecciati. Le nostre orecchie vengono inondate di note, urla e blast beat, suoni campionati, interferenze melodiche e quanto di più disturbante, folle e ipnotico sia concepibile, il tutto per oltre otto annichilenti minuti. Dopodiché, dopo tanto caos, sembra arrivare la quiete dopo la tempesta: un finale di canzone da brividi, elegante e dal sapore neoclassico ci avvolge e ci accompagna degnamente verso la traccia acustica del disco. “Desert Of Song” è la tipica ballata da cowboy, divinamente suonata con tanto di bottleneck, a dare quel tocco di antico west, qualche minuto di respiro prima di immergersi nella parte conclusiva di “The Great Misdirect”. Quest’ultimo capitolo porta il nome di “Swim To The Moon” ed è un po’ la summa di tutto quello che i Between The Buried And Me sono in grado di mettere in una sola canzone, senza minimamente preoccuparsi di apparire eccessivi, pretenziosi o autocelebrativi. Questo gruppo ha la capacità di stupire, di divertire divertendosi a suonare ciò che di più folle gli viene in mente, mischiando i generi più disparati nella maniera più naturale e dinamica possibile. Il consiglio che vi diamo è quello di mettervi comodi e di ascoltare questo disco più e più volte, interpretandolo come meglio credete, ma se siete amanti della musica a trecentosessanta gradi, non potrete non riconoscere a questo lavoro in particolare, e a questa band in generale, il valore che merita. Buon ascolto.