8.0
- Band: BETWEEN THE BURIED AND ME
- Durata: 01:12:33
- Disponibile dal: 09/10/2012
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Sony
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Al secondo capitolo del concept denominato “The Parallax”, i Between The Buried And Me offrono una prova matura in quello che, probabilmente, è il loro album più difficile e ostico da metabolizzare, irrigidito dalla sua lunga durata – ben settantadue minuti di musica, un record persino per loro – e da una struttura compositiva non di certo adatta agli amanti della classica forma canzone. Parlare di novità quando si chiama in causa la loro musica sarebbe un eufemismo, ecco perché, nonostante la loro formula risulti pressoché invariata, “Future Sequence” centra l’arduo obbiettivo di riassumere quanto fatto da questi ragazzi nel corso degli anni e, al tempo stesso, gettare nuove basi per le future folli avventure discografiche che li attenderanno. Divenuta una band oramai pienamente consapevole della propria unità d’intenti, i BTBAM estraggono dal cilindro un disco dall’elevatissimo tasso tecnico, ponendo però la propria coesione collettiva davanti a qualsiasi tipo di analisi dei singoli e chiarendo una volta per tutte quanto poco ci tengano agli elogi personali da parte dei sempre più invasati supporter. Questi ragazzi non sono i nuovi Dream Theater, non ci tengono a far sapere al mondo quanto bravi siano ad estrapolare note al limite dell’iperspazio da ogni singolo strumento. No, questa è una formazione solidissima, bravissima nell’interpretare, disco dopo disco, quanto il concept discografico richiede di fare, venendosene fuori con delle geniali prove di personalità (“Alaska” e “The Silent Circus”) complicatissime sperimentazioni sorprendentemente assimilabili (“Colors”) e viaggi più melodici alla ricerca di una dimensione ben definita (“The Great Misdirect”). Proprio da quest’ultima fatica discografica sembra allontanarsi nella maniera più netta “Future Sequence”, un disco che prende il caos ordinato del suo predecessore e lo lega ben saldo ad uno shuttle diretto nel profondo universo, facendogli perdere ossigeno, lasciandolo impazzire e destrutturandolo in ogni sua singola molecola. Ne viene fuori un disco che mantiene intatta la personalissima formula della band, pur arricchendola con miliardi di cambi di registro ed una cura nei dettagli che definire maniacale sarebbe quantomeno riduttivo. Leggendo le passate interviste a Tommy Rogers, questo è il disco che i ragazzi del North Carolina hanno sempre voluto comporre, dal concept di base, che ben lega tutte le dodici tracce, alle più disparate inserzioni dei già citati minuziosi dettagli, che variano dai sempre presenti blast beat death metal e dalle ritmiche tipicamente math fino ad arrivare alle campionature, al blues, al funk dei Faith No More, alle sperimentazioni strumentali, alle centinaia di piccole follie che non ti aspetti, ai riuscitissimi inserti atmosferici introdotti qua e la nella tracklist (sentitevi il finale di “Silent Flight Parliament”). Manca qualcosa? In effetti, pur presentando una lunga fila di brevi intermezzi volti a spezzare la tensione, si denota l’assenza di un verso e proprio brano lineare e dalle atmosfere pacate, una “Desert Of Song” o una “(Shevanel Take 2)” fungente da spartiacque, per intenderci. A fine ascolto, però, rimane solo un dettaglio da nulla che non intacca affatto quanto è stato creato fino ad ora, una leggera mancanza all’interno di una vera e propria epopea galattica musicale. Maturo e brillante sotto tutti i punti di vista, “The Parallax II: Future Sequence” è l’ennesima prova di carattere e personalità di una band capace, nel giro di pochi anni, di creare intorno a sé un pubblico importante e un vero e proprio marchio di fabbrica al quale molti non possono più fare a meno, dando un contributo importante in chiave novità all’interno del panorama metal mondiale.