8.0
- Band: BEWITCHER
- Durata: 00:44:15
- Disponibile dal: 27/09/2024
- Etichetta:
- Century Media Records
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I primi tre lavori in studio degli statunitensi speed metaller Bewitcher ci sono piaciuti non poco, e considerando la maturità artistica manifestata nella proverbiale opera terza “Cursed Be Thy Kingdom” appare chiaro che le nostre aspettative per il seguito fossero piuttosto alte, al momento dell’annuncio del qui presente “Spell Shock”.
Non si può certo dire che il sound sia andato incontro a particolari evoluzioni o rimaneggiamenti, trattandosi sempre di quella squisita commistione di black e speed metal alla maniera di gente come i Venom e i Midnight, con in più quella punta di orecchiabilità data dalla presenza di stilemi tipici del buon vecchio rock’n’roll, per la gioia di tutti i fan dei Motorhead all’ascolto.
Stando così le cose, possiamo ammettere senza particolari ripensamenti che non è certo questa la sede per un rinnovamento di tale formula, che attraverso i Bewitcher riesce ad esercitare tutta la propria influenza positiva ed esaltante, senza mostrare il fianco a pressoché nessuna criticità.
L’album scorre infatti via che è un piacere, senza mai arenarsi per tutti i quaranta minuti della sua durata: la timbrica vocale maligna e il lavoro di chitarra ottantiano di Matt Litton rappresentano sempre la proverbiale spada d’attacco del combo, sorretta però da una infrastruttura armata solida e difficile da scalfire, grazie ad una sezione ritmica di granito gestita dal bassista Andrew Mercil e dal batterista Aris Wales – motore di rinforzo dell’intero progetto per via della sua versatilità nel passare tra le fasi più veloci e quelle più cadenzate.
Non è semplicissimo e nemmeno particolarmente necessario estrapolare dei singoli brani da analizzare: l’intero album si può tranquillamente osservare come una autentica rasoiata, da gustare nella sua interezza anche grazie a delle soluzioni che riescono a colpire nel segno anche più che nelle opere precedenti, complice una consapevolezza e padronanza degli stilemi di un genere che sembra non invecchiare mai del tutto, in particolare se parliamo dei diademi neri più splendenti dell’intero filone, tra i quali i Bewitcher possono senz’altro figurare.
Tuttavia, rispetto a molti colleghi, il terzetto di Portland osa forse un po’ di più sul versante dei rimandi più classici e fruibili, senza paura di dare una parvenza leggera o meno impattante al sound, e in effetti ci è capitato in pochi casi di notare un bilanciamento così ben gestito di violenza e velleità rockeggianti: questo si può notare benissimo in estratti come la title-track, “Season Of Foul Harvest” o l’irresistibile “Out Against The Law”, il cui titolo urlato non fa che risuonare nella nostra mente da che abbiamo ascoltato l’album per la prima volta.
Chiaramente, chi cerca una certa varietà della proposta qua non troverà molti spunti, dal momento che nella seconda metà della tracklist l’andamento non si discosta particolarmente da quanto settato nei minuti iniziali, anche se la inizialmente più oscura e martellante “We Die In Dust” riesce a spiazzare non poco, soprattutto grazie a dei riff azzeccatissimi e all’immancabile accelerazione da moshpit sfrenato che si palesa a metà brano, proseguendo anche nella successiva “The Harem Conspiracy”, il cui testo cita palesemente il famoso colpo di stato ai danni del faraone Ramses III nel 1155 a.C.
Persino il finale con “Ride Of The Ironfox” colpisce nel segno con grinta ed efficacia, mettendo il sigillo su quello che è senza dubbio il miglior lavoro dei Bewitcher, e che ci auguriamo possa fornire un ulteriore rinforzo alla loro ascesa ad un successo ben più che meritato, in un mercato dal ritrovato entusiasmo come quello speed/black, al fianco di altri assi come Hellripper o i teutonici Cruel Force.
Inoltre, non disdegneremmo certo la possibilità di poterli presto vedere dal vivo sul palco di qualche evento dedicato.