BEYOND DAWN – Pity Love

Pubblicato il 21/04/2024 da
voto
9.0
  • Band: BEYOND DAWN
  • Durata: 00:53:42
  • Disponibile dal: 1995
  • Etichetta:
  • Candlelight
Streaming non ancora disponibile

I Beyond Dawn hanno confezionato vari dischi in carriera, rendendosi protagonisti di un’evoluzione che ha spesso osato oltre i confini del convenzionale, abbracciando un approccio sperimentale, se non addirittura eccentrico, in più di un’occasione. In un repertorio a dir poco variopinto per stili e ambizioni artistiche, l’opera che ancora oggi pare spiccare con maggiore brillantezza e identità è il debut album “Pity Love”, pubblicato dalla storica Candlelight Records nel 1995.
Dopo timidi esordi, nei primissimi anni Novanta, all’insegna di un death metal tecnico e stravagante, con l’uscita dell’EP “Longing For Scarlet Days” (1994) divenne chiaro che qualcosa era accaduto nel mondo dei norvegesi, anche se non tutti capirono subito bene cosa. Del resto, all’epoca non era semplice essere al corrente di qualsiasi nuova tendenza all’interno del panorama della musica estrema, così come non era da tutti ‘sconfinare’ e avere un gusto anche per sonorità al di fuori del circuito metal. Evidentemente, però, i Beyond Dawn erano avidi e intraprendenti ascoltatori e questo finì giustamente per riflettersi nella loro musica, da questo punto capace di stupire con il suo tono declamatorio e l’andamento stregonesco di una nuova ritualità misterica; uno spiritualismo per strumenti metal a cui supporto spesso interveniva curiosamente un trombone, per un risultato finale, che, a posteriori, poteva essere riconosciuto come un singolare mix di death-doom britannico, spigoloso art rock di ascendenza Swans, darkwave in stile Dead Can Dance e persino qualche accenno al mood ruvido e tribale dei Neurosis, il cui “Souls at Zero”, uscito pochi anni prima, stava evidentemente già facendo scuola in certi circoli. Se quindi sul momento la loro proposta veniva da molti colleghi metallari approssimativamente definita un approccio singolare al death-doom metal, essa nascondeva al suo interno influenze che qualche ‘onnivoro’ non avrebbe probabilmente faticato a identificare.
Detto ciò, “Pity Love” è la cosiddetta quadratura del cerchio di questa fase dei norvegesi, la sintesi di un percorso iniziatico al cui centro vi è una vena estrosa, definibile avantgarde, che, anche se in contesti un po’ differenti, rappresenta un elemento ricorrente in certo metal ‘di confine’ dell’epoca, basti pensare ai connazionali The Third And The Mortal, Ved Buens Ende, Fleurety, Ulver, senza dimenticare gli italiani Monumentum.
Il disco può essere tranquillamente considerato un continuum del precedente EP, ma segna anche un ulteriore perfezionamento nell’approccio, un’evoluzione nell’unione dei vari registri, con transizioni più fluide tra la corposità di matrice death-doom (dove si sentono echi dei primi Anathema e My Dying Bride), un’eleganza che, sulle arie suggerite dal trombone, fa venire alla mente l’immaginario dandy, rituali vampireschi e derive nel puro abbandono ipnotico guidato dal suddetto drumming tribale di derivazione neurosisiana.
Le sensazioni quindi certo non mancano, ma anche il talento e la coesione per mantenere il tutto sotto un mood uggioso, scorrevole nella sua persistente ineluttabilità. Una volta presa coscienza di tutti gli ingredienti in gioco, si viene quindi cullati da questa transizione continua, che ci racconta un suono volubile, inquieto, ma straordinariamente singolare e pulsante.
L’ostinazione con la quale la flemma e la postura colta della voce baritonale di Espen Ingierd (talvolta supportata da backing vocals in screaming che tradiscono il passato più estremo della formazione) sembra sputare in volto all’andatura foscamente tumultuosa della sezione ritmica è ciò che rende l’iniziale “When Beauty Dies” un classico istantaneo, ma il disco è pieno di highlight, con “(Never a) Bygone” e “Storm” – le cui chitarre liquide vennero poi riprese anche dai Novembre – a spiccare per forza interpretativa e per il puntualissimo dialogo tra dolcezza e dissonanza: una visione che a tratti pare quasi arrancare, sfoderando pattern sensoriali ed emotivi contorti, sincopati, ma anche delicati nella loro tristezza di fondo.
Una narrativa insomma eccentrica, quella dei norvegesi, tra suoni metallici e percussivi, linee vocali setose ed enfatiche, cacofonie e tratteggi di fiati, chitarre che esplorano frequenze differenti fino a fondersi con punteggiature industrial. Una progressione decisamente stratificata e avvolgente, che finisce per distinguere il gruppo da praticamente ogni altra realtà dell’epoca derivante dal filone death-doom. Questa particolare fusione di suoni e atmosfere non solo conferisce ai Beyond Dawn un’identità sonora distintiva, ma li eleva anche a una posizione di rilievo nel panorama musicale avantgarde di quegli anni.
Nonostante il percorso futuro della band abbia poi preso strade anche molto diverse, “Pity Love” resta dunque una pietra miliare nella discografia del gruppo e un capitolo che continua a esercitare un grande fascino negli ascoltatori più votati alle sonorità di nicchia di quel periodo.

TRACKLIST

  1. When Beauty Dies
  2. The Penance
  3. (Never a) Bygone
  4. Teardance
  5. As the Evening Falters, the Dogs Howl
  6. Embers
  7. Storm
  8. Ripe as the Night
  9. Daughter Sunday
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