6.0
- Band: BEYOND THE SIXTH SEAL
- Durata: 00:55:55
- Disponibile dal: 21/05/2007
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Avete presente i bravi The Red Chord? Bene, cercate di dimenticarli allora, in quanto questi Beyond The Sixth Seal, nonostante i nomi coinvolti, propongono una musica decisamente diversa. Abbiamo nominato gli autori di “Clients” in quanto sia Mike Mckenzie che Gregory Weeks fanno parte di questo progetto parallelo che però, ripetiamo, c’entra davvero poco con il gruppo principale. I Beyond The Sixth Seal infatti tentano di coniugare il death melodico tipico degli In Flames di “Whoracle” e “Colony” con l’hard rock puro e semplice. Il connubio è però inteso in maniera particolare e, al contrario dei The Crown (tanto per fare un nome tra i più noti) che amalgamavano i due tipi di sonorità per dar vita ad un cocktail esaltante, qui potremmo parlare più semplicemente di hard rock cantato in growling. Se bisogna fare un esempio per cercare di capire meglio la proposta della band, potremo citare l’album “Back In Blood” dei Debauchery, anche se i tedeschi sono maggiormente ancorati alla scena death. L’esperimento degli statunitensi invece è piuttosto interessante, anche se poteva essere sviluppato decisamente meglio. Innanzitutto, pensando al gradimento che la musica potrà avere sull’ascoltatore, è più facile che un deathster accetti la struttura delle tracce prettamente rockeggiante piuttosto che il contrario: solitamente il rocker vede il cantato in growling con il fumo negli occhi e questo potrebbe precludere una grossa fetta di mercato alla band. Secondo punto a sfavore, decisamente più importante, è la qualità del songwriting troppo altalenante: se è vero che vi sono delle idee piuttosto buone, che coincidono con le rock-oriented “I Die At 35” e “The Twisted Ladder”, è altresì innegabile che i brani maggiormente melo-death come “My Terrifying Ally” o le tracce meno ritmate come “Forward Thinking” sono decisamente inferiori alle attese. Il lavoro dei singoli è buono, senza orpelli che appesantiscono il lavoro, ma nemmeno senza picchi particolari. Insomma, questo “The Resurrection Of Everything Tough” è un album diviso tra brani buoni ed altri scarsi, ma che ci permette di conoscere una realtà abbastanza fuori dagli schemi e della quale probabilmente (anche grazie al deal con la Metal Blade) risentiremo parlare.