8.0
- Band: BIG BRAVE
- Durata: 00:39:50
- Disponibile dal: 10/05/2019
- Etichetta:
- Southern Lord
- Distributore: Goodfellas
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Rintracciare una vera e propria scena significativa all’interno del rock è ormai diventata una cosa quasi impossibile. Eppure, a ben vedere, oltre i vari ritorni di certo classic rock, di certo stoner psichedelico e di certi mash-up trasversali, si può scorgere un territorio florido più che mai, oggi: quello legato ad un certo grado di sperimentalità in ensemble formati da basso, batteria e chitarre elettriche. Musica di difficile catalogazione, spesso legata al prefisso post o comunque a certa musica DIY. E molta di questa proviene dalla città di Montrèal, che si configura come centro nevralgico di questo tipo di offerta artistica. Difficile infatti non inquadrare in questo calderone tutta la compagine di musicisti legati alla Costellation Records (Godspeed You! Black Emperor e Thee Silver Mount Zion), in generale, e Arbutus Records. Ma i nomi sono veramente molti.
Ed eccoli qui, dunque, i Big Brave, emblemi di queste coordinate, tentare di ripetere l’ottimo “Ardor”. O addirittura di superarne le pregevoli intenzioni e i risultati sonori. Qui, infatti, con “A Gaze Among Them” ci si ritrova davanti ad il loro lavoro più riuscito, efficace e funzionante, capace di prendere la grande lezione di “Au De La” del 2015. Robin Wattie gioca completamente a suo agio tra le tonalità à la Bjork come mai prima d’ora: ridondanti, ossessive, ipnotiche (di cui “Holding Pattern” risulta solo uno dei tanti esempi riusciti ‘a pennello’). Stesso discorso per le ritmiche iperminimali, per le armonie ancora più minime e per le strutture ripetitive fino allo sfinimento. Le forme necessariamente prolisse di “Ardor” tornano ad essere più sciolte da monoliti strutturali e tornano, come in “Au De La” a risultare più efficaci all’ascolto (pur non uscendo da un’attitudine monocorde). Tutto perfetto, dunque, per inquadrarsi nel fenomeno post/art/experimental rock che sembra qui essere veramente fascinoso e non solamente elitario (che tante volte coincide con l’inascoltabile). Certamente le solite onde Swans sono inevitabilmente presenti nell’aria in forma spietata, ma è anche vero che i Big Brave non risultano solamente fotocopie, ma brillano di luce propria.
L’experimental rock di Montrèal trova qui uno dei suoi più degni esponenti, emblemi, stendardi. Che si possa dire qualcosa di nuovo è sempre ben più che difficile, ma osare, sperimentare, ricercare senza scadere nell’avanguardismo, nell’inascoltabile e nei soli ed unici ascolti di nicchia è un grande pregio. Che qui, la Wattie e soci si prendono in toto.