BIG BRAVE – nature morte

Pubblicato il 23/02/2023 da
voto
7.5
  • Band: BIG BRAVE
  • Durata: 00:43:04
  • Disponibile dal: 24/02/2023
  • Etichetta:
  • Thrill Jockey Records

Spotify non ancora disponibile

Apple Music:

I Big Brave cavalcano ancora una volta una forma aulica, storta e sinuosamente disturbante di doom/sludge sperimentale, con quest’ultimo “nature morte”. La formazione del Québec, precisa e spiritata come le si confà, si ripresenta sul mercato dopo quello strambo sodalizio con The Body, durante il quale il rumore e l’istrionismo se n’erano andati in soffitta per un coagularsi di folk americano rurale e basico nell’essenza. Si era trattato, è facile capirlo dopo poche note del nuovo lavoro, di una semplice deviazione, una specie di giro sulle giostre divagatorio prima di riprendere a fare sul serio. E ci ritroviamo allora nel solco degli ultimi “A Gaze Among Them” e “Vital”, a farci rintronare allo sfinimento da ritmiche ossessive, magnetiche e rituali; a essere straziati e soggiogati dalle scartavetrate della brava e feroce Robin Wattie; a finire assuefatti e intrappolati da chitarre oscillanti tra trivellazioni neuronali e code in un rumorismo più fine e immaginifico.
Anche se si ha dimestichezza con la musica di Big Brave, forte nelle sue connotazioni primarie e in queste veramente inscalfibile, l’approccio non è mai propriamente facile: lo sferragliare del gruppo propone invariabilmente un nervosismo noise che non gli consente di farsi subito amare, condizione alla quale del resto il terzetto neanche tende. L’impasto di feedback e varia effettistica connota “nature morte” di un sentire comune coi suoi predecessori, ovvero l’illusione di portare all’ascoltatore, tutte assieme, pace, disturbo, strazio, rasserenamento, sgomento e distensione, giocando con tessiture di suono spesso sognanti.
Difatti, quando le ritmiche stemperano la loro tracimante forza, è un attimo che il languore emerga e la malinconia si dilati e ci abbracci convinta. D’altronde se la Wattie ha più volte chiamato in passato paragoni illustri con Jarboe e Bjork, qualche motivo ci deve pur essere e anche in “nature morte” non si fatica a trovarne: il minimalismo graffiante e gracchiante della prima metà abbondante di “the one who bornes a weary load” è qui per rassicurarci in tal senso, offrendoci il lato più atmosferico e ombroso dei canadesi. Mentre altrove, dagli squarci di psicosi trattenuta dell’opener “carvers, farriers and knaves” alle esplosioni della medesima “the one…” sul finale, denotano ben altro tonnellaggio e ostilità.
I Big Brave ci mettono davvero poco, e con eguale credibilità, a passare da movimenti al limite del drone ad altri di obesa furia, gozzovigliando nella pesantezza con una propria grazia, quella di chi sa comunque rifinire il suono a dovere per non scadere nel caos. Infatti, tutto il disco, sia quando i volumi diventano esagerati, sia quando ci si raccoglie in estasi contemplative, ha per comune denominatore una poetica particolare, una sorta di decadenza intimista, a volte punta d’aghi infiammati, a volte quasi coccolata nella bambagia. “the fable of subjugation” parte aggraziata e notturna come fosse uscita da un disco di A.A. Williams, tanto per dire la bravura del trio nell’adagiarsi nella quiete; nel mezzo, per alcuni attimi, si fa addirittura ancora più flebile, prima di alzare il tiro in valanghe sludge al sapore di shoegaze che soltanto loro sanno rendere così efficaci.
Si potrebbe imputare a questi musicisti un pizzico di prolissità e autoindulgenza per alcune formule ormai mandate a memoria dal proprio pubblico più affezionato: a volte si ha l’impressione che vogliano tirarla in lunga per mantenere un certo taglio spossante della musica, mentre si avrebbe desiderio di un minimo di concisione. Peccati di poco conto, in fondo, perché, nel suo essere irregolare e difficoltoso, “nature morte” rispetta in pieno la missione dei Big Brave e il ruolo che si sono ritagliati nella scena noise rock e metal. Promossi anche a questo giro.

TRACKLIST

  1. carvers, farriers and knaves
  2. the one who bornes a weary load
  3. my hope renders me a fool
  4. the fable of subjugation
  5. a parable of the trusting
  6. the ten of swords
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.