7.0
- Band: BINAH
- Durata: 00:48:30
- Disponibile dal: 24/07/2012
- Etichetta:
- Dark Descent
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Nuova casella made in England nello scenario old school death metal europeo, inflazionato di recente da scandinavi e tedeschi spesse volte di dubbia qualità. Il valore dei Binah viene invece certificato da questo fulminante debut album, che ci presenta un interessante miscuglio tra le ruvide sonorità vecchia scuola svedese/finlandese (Dismember, Convulse) e quelle più criptiche e dark di nuove realtà come Cruciamentum e Sonne Adam. E così ci troviamo in mano “Hallucinating In Resurrecture”, nuovo inno al metallo della morte recitato da una formazione che, nonostante sia nata soltanto nel 2011, pare già avere le idee piuttosto chiare sul tipo di sound da proporre e su come concretizzare le proprie idee. D’altronde, alcuni membri dei Nostri fanno o hanno fatto parte di Indesinence ed Esoteric, band rientranti nel filone doom che, almeno a livello di atmosfere, hanno qualcosina in comune con i Binah. L’esperienza accumulata con questi gruppi ha permesso al terzetto di presentarsi all’appuntamento con il debutto con un’opera coerente e ben curata sotto vari altri punti di vista. Composto da dieci tracce, “Hallucinating…” mescola le succitate influenze death e doom metal con una azzeccata componente pseudo-spirituale: chitarre e qualche inserto di tastiera non litigano, ma si abbracciano e convivono gradualmente, lasciandosi sullo sfondo suoni di decadenza cosmica. Che i ritmi siano veloci o lenti, poco importa: le transizioni appaiono sempre piuttosto fluide (vedi “A New Rotten Dawn” e il suo finale arrembante) e i Nostri dimostrano di sapersi muovere con competenza e ispirazione su entrambi i registri, perdendosi in qualche calo di tensione soltanto in alcuni episodi un po’ troppo diluiti nel minutaggio, i quali comunque non inficiano granchè il risultato complessivo. La prima prova dei Binah si rivela quindi positiva e pare gettare buone basi per il futuro. Ora staremo a vedere se la band, che non ha pubblicato alcunchè prima di questo disco, riuscirà in futuro a ripetersi e/o a migliorarsi, oppure se “Hallucinating In Resurrecture” rimarrà un piccolo exploit isolato. La speranza, naturalmente, è che si avveri la prima delle due ipotesi.