7.5
- Band: BIRDFLESH
- Durata: 00:28:05
- Disponibile dal: 21/04/2023
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
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Non verranno mai presi sul serio – e con un certo tipo di immaginario non potrebbe essere altrimenti – ma i Birdflesh continuano a confermarsi una delle realtà più accattivanti e preparate del circuito grindcore scandinavo. Musicisti la cui esperienza non può essere minimamente contestata (trentun anni di carriera parlano da soli), e che dopo lo iato successivo alla pubblicazione di “The Farmer’s Wrath” (2008) sembrano essere tornati energici e produttivi come nelle fasi migliori della loro campagna di distruzione musicale, ringalluzziti probabilmente dal contratto con la nostrana Everlasting Spew. Così, dopo il comeback album “Extreme Graveyard Tornado” e l’EP “All the Miseries”, ecco il trio svedese riaffacciarsi sul mercato con un nuovo full-length, ennesimo frullato di metal estremo dalle tinte variopinte e dalla capacità innata di combinare ferocia e demenza in un flusso irresistibile.
L’involucro – come chi già conosce i bagordi di Smattro Ansjovis e compagni saprà bene – viene fornito dalla tradizione grind, con un’urgenza di fondo pressoché palpabile e una durata dei singoli episodi contenutissima, ma la cosiddetta ‘ciccia’ (vedasi le ripartenze ritmiche e i riff di chitarra che sembrano detonare qua e là come candelotti di dinamite) grida a squarciagola thrash anni Ottanta, accompagnata da un coro alticcio di influenze hardcore-punk, death e – a sprazzi – persino black, con un titolo che non a caso sbeffeggia quello del terzo album degli Immortal. Musica semplice, senza pretese, il cui concept scanzonato non diventa però un pretesto per trascurare il songwriting o buttarla in caciara alla maniera di altri gruppi/parodia come Gutalax o Milking the Goatmachine, anzi; fin dall’opener “Gorespring”, è evidente come il confezionamento della tracklist sia avvenuto con cura e attenzione verso le dinamiche, esaltando gli scambi fra guitar work e sezione ritmica sul filo di una orecchiabilità clamorosa, ora pescando senza remore dal bacino di un “Extreme Aggression” o di un “Eternal Devastation”, ora facendo scontrare il crossover dei Municipal Waste con il death/grind dei Repulsion, per una tracklist al solito molto fitta di episodi in cui si finisce per perdere il conto delle ‘hit’ da pogo (“Chainsaw Frenzy”, “Bombraid Bonanza”, “I Will Never Rot”, “All Inclusive”, ecc.).
Un dinamismo sottolineato anche dalla varietà del comparto vocale, con tutti e tre i membri impegnati al microfono, e da una produzione equilibrata e asciutta, ciliegina sulla torta di una mezz’ora scarsa di musica che – una volta entrata in rotazione – faticherà seriamente a schiodarsi dai vostri ascolti primaverili. Quello che si dice un divertissement di qualità.