6.5
- Band: BIRDS OF PREY
- Durata: 00:40:54
- Disponibile dal: 04/05/2009
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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E per fortuna che c’era qualcuno che considerava i Birds Of Prey nient’altro che un divertissement di cinque musicisti piuttosto noti! I ragazzi non sembrano sentire la stanchezza e, a distanza di un anno dal precedente “Sulfur And Semen” tornano sul mercato con il nuovo “The Hellpreacher”, sempre sotto Relapse. Diciamo subito però che questa volta la band non ha centrato appieno il bersaglio: se infatti “Sulfur And Semen” era un’ottima via di mezzo tra il death and roll e il southern sludge, questa nuova fatica vira decisamente verso lidi più estremi, confinando il trademark sudista a qualche passaggio chitarristico. Tutto ciò risulterà chiaro ascoltando brani quali l’iniziale “Mama”, “Alive Inside!” e “False Prophet”, sulle quali si getta l’ombra lunga degli Entombed. Mentre la prima delle tre tracce è decisamente trascinante grazie soprattutto alla batteria di Dave Witte, le altre due, quasi identiche tra loro, sono dei mid upper tempo granitici ma dalle linee melodiche poco ispirate. Molto bene invece “Blind Faith”, il brano più death-oriented del lotto, con Witte ancora in evidenza ed un break centrale davvero ben eseguito. Altri episodi riusciti sono “Tempt The Disciples”, dove riaffiora l’anima sludge della band e “The Excavation”, che si segnala soprattutto per le parti di chitarra soliste, mentre il ritornello è fin troppo melodico rispetto al resto del brano. Simpatica “Taking Our Winter Blood”, dall’incedere quasi punkeggiante, mentre “Giving Up The Ghost” è una bordata thrash che ricorda tra le altre cose alcuni passaggi melodici cari ai Grip Inc. Parlando dei singoli, la parte del leone la fanno i chitarristi Bo Leslie ed Erik Larson, molto solidi sui passaggi ritmici e addirittura eccellenti in chiave solista, dove spesso e volentieri vengono chiamati in causa i grandi nomi dell’hard rock ottantiano. Benissimo Witte dietro le pelli, bene anche Summer Welch al basso, molto quadrato e concreto. Ben Hogg solo discreto sul growling, piuttosto monocorde e meno bene su passaggi in clean vocals. La produzione rende giustizia ad un sound che deve essere sporco e marcio. In definitiva “The Hellpreacher” è un discreto lavoro di death and roll sporcato dallo sludge, ma non raggiunge il livello del suo predecessore, con il quale i Birds Of Prey avevano dimostrato di essere riusciti a trovare la quadratura del cerchio.