6.0
- Band: BISS
- Durata: 49:05:00
- Disponibile dal: 27/01/2003
- Etichetta:
- Point Music
- Distributore: Frontiers
Spotify:
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Praticamente un nuovo debutto, quello dei Biss, con una line up in sostanza rivoluzionata rispetto all’esordio di un anno fa. Ecco allora Barend Courbois (ex Vengeance) al basso, Jos Zoomer (ex Vandenberg) alle percussioni e Michael Bormann (Jaded Heart) alla voce, che prende il posto dell’ex Victory Fernando Garcia. Il risultato non sempre appare convincente, poiché all’originalità i Biss preferiscono un approccio debitore di varie influenze. Quali? Vediamo con ordine, citando gli episodi incriminati: l’intro “Dogfighter” vede la partecipazione di Paul Sabu ed appare un tentativo di unire sonorità alla Marilyn Manson con influenze ottantiane di stampo Bon Jovi (a tal proposito è nota la somiglianza fra l’ugola di Bormann e quella dell’italo-americano). “Rebel Without A Case” è invece una song in puro stile Riot, veloce e con un ritornello ruffiano, ed un assolo figlio dei Judas Priest di “Defenders Of The Faith”. “C-Y-A” è una semi-ballad dal ritornello aggressivo e dai cori rubati ai Poison dei bei tempi. Decisamente noiosa la successiva “Primal Scream”, cui va riconosciuto il merito di un gradevole intro malmsteeniano. “Flying High” è decisamente la track migliore del lavoro, una ballad misteriosa che non avrebbe sfigurato in “Rage For Order” dei Queensryche, con delle vocals veramente ispirate. La titletrack punta sull’epicità dei cori e su chitarre ultracompresse, ma la noia regna sovrana. Chiudo citando “The Fllod”, altro brano ‘modernista’ che suona stranamente simile a molte produzioni di Roy Z (“Resurrection” di Halford” su tutte). Chi scrive non sente di poter esprimere un parere negativo e di chiusura totale verso questo gruppo: il vero appunto può forse riguardare alcune scelte compositive fatte con la calcolatrice alla mano, cercando di seguire i trend imperanti ed allo stesso tempo di non scontentare l’audience metal più oltranzista. Sarà per la prossima volta.