7.5
- Band: BIZARREKULT
- Durata: 00:42:27
- Disponibile dal: 27/01/2023
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Sebbene “Den Tapte Krigen” sia solo il secondo full-length dei Bizarrekult, la storia di questa formazione parte da lontano, dal 2005. Il leader e fondatore Roman V proviene dalla Russia, ma risiede ormai stabilmente in Norvegia da molti anni. La sua ispirazione artistica non proviene – almeno in origine – dalla musica ma dalla poesia, che coltiva fin dalla giovane età, e la prima incarnazione dei Bizarrekult nasce proprio con l’idea di essere un accompagnamento musicale alla sua espressione letteraria. Servono quasi quindici anni per far emergere la vera natura della band e nel 2021 i Bizarrekult hanno compiuto il grande salto, pubblicando il loro debutto, “Vi Overlevde”.
Arriviamo quindi a questo nuovo capitolo, pubblicato per Season Of Mist, e viste le premesse iniziali, non possiamo che partire proprio dall’impianto lirico.
Chi scrive non ha nozioni di lingua norvegese, quindi non siamo in grado di addentrarci troppo in un’analisi dei testi, ma è Roman stesso a darci le coordinate principali: “Den Tapte Krigen” significa ‘la guerra perduta’, dove la metafora bellica rappresenta la sconfitta emotiva all’interno di tutti quei conflitti interiori che agitano l’animo umano. La sconfitta, però, non vuole portare alla disperazione, nell’opera di Roman, ma al contrario all’accettazione, al superamento delle difficoltà, alla comprensione e al perdono, in prima battuta verso se stessi. E se è vero che la nostra totale incapacità di intendere la lingua ci impedisce di cogliere queste sfumature, in nostro soccorso arriva la musica, che si fa veicolo delle stesse emozioni senza necessità di aggiungere altro. I Bizarrekult vestono le loro tematiche di un post-black che riesce a trovare un ottimo equilibrio tra le diverse anime della band: da una parte i Nostri riescono ad alimentare la loro fiamma black metal senza diluirla eccessivamente in derive blackgaze; al tempo stesso, però, resta innegabile la loro vena intimista e riflessiva che li pone a distanza da tutto ciò che rappresenta la vena più sanguinosa e brutale del genere. Esempio perfetto è il brano iniziale, “Du Lovet Meg”, in cui questo equilibrio diventa mirabile, anche grazie alla presenza di Dina V., cantante dotata di un timbro vellutato, che ben si sposa con la trama musicale nei passaggi più decadenti. Non meno efficaci, infine, i momenti più marziali, come ad esempio la title-track o “Midt I Stormen”, i cui ritmi cadenzati spezzano l’atmosfera romantica che pervade tutto l’album. A voler essere severi, l’unico appunto che ci sentiremmo di evidenziare è dato da una certa mancanza di mordente nel riffing delle chitarre, che deduciamo possa essere figlia della natura stessa del progetto: Roman è un polistrumentista, ma non nasce come chitarrista e le stesse sessioni di registrazione sono state affidate a musicisti esterni al progetto che, verosimilmente, hanno solo seguite le indicazioni dell’autore. Probabilmente allargare l’organico a qualche figura più coinvolta nella composizione delle parti di chitarra potrebbe aggiungere ulteriore spessore ma, al netto di qualche piccola incertezza, “Den Tapte Krigen” ci sembra un disco solido, magnetico e romantico, perfetto per i momenti di solitudine in cui la mente inizia a vagare tra le macerie di battaglie mai vinte, ma comunque combattute fino alla fine.