7.0
- Band: BLACK ANVIL
- Durata: 00:50:16
- Disponibile dal: 04/11/2022
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Prosegue la curiosa carriera dei Black Anvil, realtà partita come truce black-thrash metal band e poi tramutatasi, album dopo album, in una specie di oggetto misterioso il cui sound ha ormai solo occasionalmente dei contorni davvero anneriti. Come ogni gruppo extreme metal evolutosi verso sonorità più melodiche, i Black Anvil negli ultimi anni hanno attirato su di sé sia infamate che lodi, ma il tutto non sembra avere toccato più di tanto i newyorkesi, che ora ritornano con un’opera ancora una volta diversa da quella che l’ha preceduta, da cui emerge subito la forte determinazione di questi musicisti, almeno a livello di presentazione. La bio allegata a “Regenesis”, infatti, parla addirittura di rinnovamento del black metal, di una proposta in grado di svincolarsi da ogni regola per configurarsi esclusivamente come NYBM (New York Black Metal).
Bisognerebbe sempre andarci cauti con certe dichiarazioni, perché il più delle volte si rischia di apparire arroganti e di mal disporre il pubblico e gli addetti ai lavori più scafati; d’altro canto, bisogna riconoscere come da tempo i Black Anvil sembrino andare per la propria strada, sfuggendo regolarmente a paragoni e alle catalogazioni più facili. Tradimento, opportunità, crescita? Cambiamento, parola troppo spesso nemica del mondo underground, qui in realtà abbastanza relativo, in quanto “Regenesis” porta a compimento o amplia ciò che già era iniziato con “As Was” e, prima ancora, con “Hail Death”. Di certo, il gruppo incuriosisce, perché, a un’immagine come sempre torva e bellicosa, fa seguire un suono che invece a tratti risulta persino mellifluo.
Se “As Was”, partendo dalle vecchie basi black-thrash, aveva spinto parecchio su clean vocals e un andamento più ordinato, il nuovo album ribatte con strutture ancora più compatte e una durata per brano leggermente più contenuta, in modo da amplificare l’impatto di ogni singola traccia. Il dichiarato amore per certo metal ottantiano (ricordiamo che il chitarrista Jeremy Sosville fa anche parte dei classic metaller Sanhedrin) trova qui conferma in numerose cavalcate dal taglio heavy metal, su cui si stagliano spesso cori e una lunga serie di intrecci vocali che vedono protagonista il cantante/bassista Paul Delaney. Si può parlare di una sorta di ‘blackened heavy metal’, melodico ma ritmato, in cui il sound è denso, caldo, la produzione limpida e rifinita. Una “Silver & Steele”, pur essendo per buona parte cantata in screaming, esibisce addirittura una condotta da power ballad, sciogliendosi in un riflessivo dormiveglia che viene a un tratto spezzato da un ispirato assolo di chitarra e da una coda sempre più melodica e trionfale.
Ascoltando l’operato attuale degli statunitensi, viene alla mente un episodio come “They Rode On” degli amici Watain: il senso di sorpresa, trovandosi al cospetto di tre loschi figuri che improvvisamente si mettono a interpretare musica così armoniosa e sentita, è grosso modo il medesimo sperimentato al primo ascolto di quel vecchio singolo di Erik Danielsson e soci. Anche nelle sue situazioni più melodiche, la proposta dei Black Anvil, come quella dei più celebri colleghi svedesi, non rinuncia comunque del tutto alla lotta, alla velocità e allo scontro: in sottofondo, è quasi sempre percepibile un alone di ostilità, una carica negativa che solo chi ha vissuto veramente l’underground estremo per decenni può esprimere con genuinità. Anche davanti a trame molto ariose, non resta dunque alcun retrogusto di posticcio o sintetico: il trio ci mette gli attributi e risulta credibile, anche se forse, come al solito, sarebbe stato il caso di accorciare leggermente la tracklist per rendere il tutto più incisivo e al contempo digeribile.
Scarsa capacità di sintesi a parte, “Regenesis” è un lavoro che si fa ascoltare volentieri e che sicuramente non appare dozzinale: da qui a rivoluzionare il black metal ce ne passa, ma lo spirito ribelle e la ricerca di identità dei tre newyorkesi porta pure questa volta dei buoni frutti.