6.5
- Band: BLACK CILICE
- Durata: 00:35:45
- Disponibile dal: 01/07/2022
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
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Facciamola semplice: se il raw black metal spinto allo spasmo, di cui i Black Cilice sono considerati tra le punte di diamante, è una vostra passione, “Esoteric Atavism” è un acquisto obbligato, di cui anzi vantarsi con gli amici.
Gelide e ossessive come da copione, le sei tracce qui presenti riescono persino ad estremizzare la proposta musicale della band portoghese; non c’è traccia di umanità nelle strazianti linee vocali che vi aggrediranno per oltre mezz’ora, e come facilmente prevedibile il suono grezzo, lontano e a tratti dissonante degli altri strumenti non favoriscono certo l’offerta di motivetti consolatori. La batteria si è fatta ancora più essenziale, se vogliamo usare un termine eufemistico per descrivere il suono sordo e tutt’altro che cristallino che emerge da qualche tomba lontana e misteriosa dietro le zanzarose sequenze di riff, ripetuti fino allo stordimento, con pochi, occasionali cambi di ritmo. Come scritto anche in occasione del precedente lavoro, in questa ricerca dell’assoluta purezza, canonizzata attraverso il marciume e la peggior produzione possibile, c’è sempre qualcosa che non ci convince al punto di sperticarci in applausi, tuttavia alcuni elementi confermano la piena sufficienza con anche meno critiche rispetto al passato; dietro la coltre di malignità e acufeni globale, si scorgono crescenti segnali di melodia, ovviamente declinata al nero più assoluto e sempre ossessiva al limite del rito esoterico. Così come si nota il piacevole riff dallo spiccato gusto speed che apre la conclusiva “Towards Trascendence”. Ci sembra insomma di cogliere finalmente un concreto gusto evocativo e dei segnali di ricerca dietro la maschera del lavoretto studiato per suonare male e in nome del Male.
Tornando quindi a quanto detto in apertura, questo non è un disco che necessariamente convincerà tutti, specie se certe sonorità le si apprezza da prima che diventassero trend. Alla fine, per risultare meno ripetitivi, basta qualche guizzo in più, e ricordarsi che c’è chi ha già registrato la voce attraverso una cuffietta del walkman trent’anni fa.