7.5
- Band: BLACK FUNERAL
- Durata: 00:38:14
- Disponibile dal: 03/07/2020
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
Spotify:
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E con questo siamo arrivati a ben dieci full-length album targati Black Funeral, davvero niente male per la band texana, in giro nell’underground estremo dal 1993. Un black metal intriso di vampirismo e satanismo, talvolta sperimentale, spesso marcio e crudo come da imprint della scuola black metal statunitense: tutto si può dire agli americani tranne che non siano stati caparbi nel voler proporre il loro sound ruvido attraverso i decenni ed i cambi di moda musicali. Michael W. Ford, il mastermind della band conosciuto con il nickname Akhtya Nachtotter e con altri mille nomi nei suoi mille progetti (anche non metal) in cui è coinvolto, è riuscito stavolta a dare un tocco ‘europeo’ al sound dei suoi Black Funeral. L’opener sembra essere in lingua finnica, ma non lo è, eppure la curiosità risiede nel fatto che il sound di questa canzone, come quello di un po’ tutto l’album, è appunto dal sapore europeo e finlandese in particolare. La produzione è sempre abbastanza grezza ed underground, ma i suoni sono limpidi e taglienti e l’impatto sonoro è più che positivo. Il sound non è stravolto, il tratto distintivo dei Black Funeral è ancora presente, come ad esempio nella song conclusiva: qui il tocco rituale della band emerge alla grande anche grazie ai synth usati come veri e propri organi da chiesa. Il mistero, biechi riti sanguinari, il cupo misticismo e le invocazioni agli inferi trovano sempre un posto nel sound, ma su questo album in un modo meno invasivo o convenzionale. Akhtya Nachtotter stavolta si mostra davvero ispirato, in massima parte delle tenebre gelide che si annidano nell’oscurità della Natura, il suo lavoro di chitarra trova in questa ispirazione la sua massima espressione. I primi due capitoli sono forse i migliori esempi di come il riffing sappia farsi melodico ed evocativo come forse mai si era sentito nei Black Funeral. Se i risultati sono questi l’ispirazione può arrivare da qualunque parte del globo. Il mood del brano “Nergal (Lord Who Prowls By Night)” si avvicina maggiormente a quello della song di chiusura già citata prima, anche se qui non manca un bel riff arioso e melodico a dare più respiro alla cupa ed opprimente aura di questo brano dal sapore old-school. Praticamente ogni brano di questa release inizia con una piccola introduzione spesso creata con sinistri suoni e rumori di sottofondo, anche la canzone più ‘nordica/finlandese’ di tutte, “Seven Udug-Hul”; a proposito, anche la titletrack, forse quella più riflessiva di tutte, ha le sembianze di un brano proveniente dalla scena black metal finlandese e questo per i Black Funeral non può che essere un complimento. E su che sapore abbia il black metal finnico, siete voi lettori i maggiori esperti, inutile qui descriverlo. In definitiva un buon album avvolto dalle fiamme nere ed il più orecchiabile dell’intera discografia della band texana, qui premiata nel giudizio finale per le ragioni sopra elencate.