8.0
- Band: BLACK OATH
- Durata: 00:55:13
- Disponibile dal: 24/10/2015
- Etichetta:
- Doomentia Records
- Terror From Hell Records
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La grande annata del doom necessitava un’adeguata celebrazione anche per gli spartiti legati al metal anni ’80. In campo estremo, stoner, retrò rock con influenze sabbathiane, c’è da tempo abbondanza, affermazione non sostenibile se guardiamo a uno scenario più legato al metal classico. Vero, un album come “Out Of The Garden” dei Crypt Sermon, pur un po’ troppo ossequioso nei confronti dei Solitude Aeturnus, non si sente tutti i giorni, però mancava il fiore all’occhiello, un album da annoverare senz’ombra di dubbio tra le opere imprescindibili di questo 2015. Ebbene, l’abbiamo trovato. Sapevamo dall’ascolto di “The Third Aeon” e “Ov Qliphoth And Darkness” che il talento non mancava ai milanesi Black Oath, fin dai primi passi in pianta stabile tra le migliori classic doom metal band in circolazione. Fino ad oggi, però, pur con maestria e personalità, nonostante si fosse radicata già nel secondo album la fortissima influenza del dark prog italiano anni ’70, la band non aveva osato tantissimo nel rielaborare gli influssi di partenza. Ottime canzoni, quelle elaborate da A. Th (unico membro fondatore rimasto), nelle quali l’impronta di Candlemass e Solitude Aeturnus la faceva ancora da padrone. In “To Below And Beyond”, ecco la svolta: niente sterzate improvvise, cambiamenti destabilizzanti, rivoluzioni, no; nel senso della continuità col passato, il gruppo ha ampliato immensamente lo spettro espressivo, spogliandosi in parte degli attributi di ‘semplice’ heavy metal band per entrare in una dimensione claustrale, rendendo le tracce di questo terzo album un lungo confessionale, un racconto dai toni ombrosamente magici. Forza, epicità, impatto, teatralità, mistero, nobile decadenza: affiora un universo sensoriale ricchissimo lungo l’intera durata del lavoro, costruito con coraggio, mettendo un’attenzione alle dinamiche e ai cambi di registro che trae ispirazione nel prog metal ottantiano e vede emergere una sensibilità nel songwriting davvero da fuoriclasse. Il perno di questa evoluzione è rappresentato dal peso dato agli arpeggi e ai lunghi dialoghi in punta di piedi fra chitarra e basso fatti di toni soffusi, caldi ed eleganti che ravvivano ogni traccia, in cui la musica scorre morbida e mansueta mentre A. Th abbassa la voce e narra, con enfasi contenuta e un’emozionalità prima mai così avvincente, testi focalizzati su alchimia, misticismo, decadenza dell’Uomo. Il suono globale è meno oppressivo, la melodia ha un peso più rilevante che nei dischi precedenti e gli assoli guadagnano in carattere e protagonismo, mentre i riff pennellano quadri mutevoli, tutt’altro che monocromatici; il pathos più contenuto e la sottigliezza di certe melodie fanno venire alla mente la NWOBHM di Angel Witch e primi Iron Maiden, filtrata da una profondità di suono che richiama quale paragone più credibile le parti a minor tasso di estremismo di “The Children Of The Night” dei Tribulation. Il persistente afflato gotico farebbe poi pensare a una rivisitazione in chiave orgogliosamente italiana del gothic metal inglese, così come certi sapori arcani rimandano all’operato di The Black e le aperture gloriose guardano sì ai Solitude Aeturnus, solo con addosso un fardello funebre che ci fa pensare agli Abysmal Grief. L’accresciuta complessità e finezza nella scrittura non impediscono di ascoltare passaggi martellanti e incalzanti, accompagnati da una vocalità di ampio respiro che nei chorus si apre quasi a degli epici rasserenamenti. Progressioni e circolarità nei riff si miscelano perfettamente per creare canzoni mai prevedibili, che mantengono sempre un aggancio melodico immediatamente riconoscibile. Quasi impossibile, per quanto ci riguarda, segnalarvi un pezzo che spicchi all’interno di “To Below And Beyond”, anche se il refrain di “Healing Hands Of Time” potrebbe servirvi da scorciatoia per amare in pochi ascolti il disco. I Black Oath celebrano una dimensione di sortilegi e prodigi, sospiri e tristezze, dove ogni parola e atto è vissuto con intenso trasporto. Sarebbe un peccato non entrarvi in contatto.