7.0
- Band: BLACK PHANTOM
- Durata: 00:53:59
- Disponibile dal: 26/05/2017
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
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Maiden, Maiden, fortissimamente Maiden. Trasuda di ‘vergine di ferro’ il debut dei Black Phantom, la nuova creatura tricolore fondata dal leader e bassista dei Mesmerize, Andrea Tito. Senza voler esser riduttivi, infatti, il primo lavoro della band meneghina richiama a sé molti degli stilemi creati e sviluppati nel tempo da Harris e soci. Ma andiamo con ordine. Il progetto Black Phantom nasce nel 2014 quando Tito decide di ‘prendersi una pausa’ dai suoi Mesmerize ed, insieme ai colleghi Andrea Garavaglia on the drums e Luca Belbruno on the guitar, recluta Manuel Malini alla voce e Roberto Manfrinato come secondo chitarrista, entrambi provenienti dalla cover band Eruption. Da quel momento inizieranno mesi di duro lavoro che porteranno prima alla composizione di dieci brani e quindi al definitivo lancio di “Better Beware!”, sotto l’egida della Punishment 18 Records. Ora, si parlava qualche riga fa di Iron Maiden. Bene, se chiudete gli occhi e pigiate play, con “Light Behind The Armour” il rimando ai primi anni ’80 è immediato. Ed è impossibile rimanere agganciati alla sedia: quelle ritmiche, quel basso imponente che sovrasta, seppur non di molto, i giochi intrecciati delle due chitarre, quella voce simil Bruce ‘Bruce’ sono ormai indelebili in ogni fan del metal più classico e pertanto l’headbanging è d’obbligo. Più aggressivo è invece il brano dedicato al gruppo stesso: diretto, dal riff grintoso e dal coro immediato, “Black Phantom” si prospetta come un pezzo che avrà sicuramente un buon impatto in sede live. Pur rimanendo saldi alle radici dell’heavy vecchio stampo, la band tricolore non disdegna di aggiungere ‘del suo’ ai pezzi proposti, come dimostra la cupa “Up Is Down, Black Is White”. E’ un riff alla Running Wild quello che delinea la base sonora di “Less Than Zero”, prima dell’ennesimo omaggio al gruppo metal per eccellenza: ascoltare “Firebase Valley Forge” è infatti un rivivere la mitica e appassionata “Alexander The Great”. I ritmi tornano quindi a velocizzarsi con “From An Is To A Was”, leggermente simile a “Black Phantom” ma con l’aggiunta di sprazzi più maideniani, ancora una volta. Quando la strada del classic-metal sembra ormai segnata, ecco che arrivano due brani che si distaccano dalle melodie finora affrontate: “Absence” con l’introduzione di stacchi prog e “Ninth Ring Of Hell” la cui cadenza porta l’album verso una direzione maggiormente doom, sono la prova provata di come i Black Phantom, se vogliono, possono andare oltre il filone Iron, seppur ben interpretato. Nel frattempo si torna a pestare con “The Invisible Man” e l’oscura, nonché conclusiva, “King Of Bottom Feeders”, in cui la sezione ritmica, Tito in primis, si erge ad autentica protagonista. C’è spazio in realtà per un ultimo brano: la cover di “Total Eclipse”, pezzo non tra i più famosi degli, manco a dirlo, Iron Maiden. Cosa aggiungere? “Better Beware!” si lascia ascoltare più che volentieri, e anche più di una volta. Rimane da capire se quello dei Black Phantom rimarrà uno sporadico progetto oppure un qualcosa di più solido e di lunga durata. In questo caso, tenendo ben presente i modelli da cui prendere spunto, è lecito attendersi una maggiore singolarità compositiva.