BLACK PYRAMID – The Paths of Time Are Vast

Pubblicato il 30/04/2024 da
voto
8.0
  • Band: BLACK PYRAMID
  • Durata: 01:09:00
  • Disponibile dal: 03/05/2024
  • Etichetta:
  • Totem Cat Records

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Nonostante una fama da band di culto, guadagnata in quindici anni di onesta carriera, i Black Pyramid non erano mai riusciti a confermare le buone impressioni suscitate dall’esordio datato 2009 (un mirabile manuale di sludge/stoner), limitandosi ad alternare esperimenti coraggiosi ma non del tutto a fuoco (“Vol. II”, dove sembra di sentire i Melvins alle prese con un repertorio di canzoni piratesche) ad uscite estemporanee come “Stormbringer” e “Adversarial” – il primo una pur piacevole raccolta di B-side e rarità, l’altro un lungo EP dove il confronto tra il brano di punta, lo straordinario numero sludge/doom “Swing The Scimitar”, ed il resto dell’offerta risulta piuttosto impietoso.
Riunitisi nel 2015 dopo un biennio di pausa, i tre del Massachusetts si sono presi tutto il tempo necessario per finalizzare le intuizioni presenti nei capitoli discografici precedenti e mettere a punto il nuovo “The Paths of Time Are Vast”, che viene pubblicato ora dalla Totem Cat Records. Il risultato di questi sforzi appare evidente sin da “Bile, Blame And Blasphemy”, nuovo manifesto sonoro della band, una chiamata alle armi di cui andrebbero fieri gli High On Fire e che si sviluppa per dodici minuti di suoni in continuo mutamento, tra cadenze marziali, improvvise divagazioni elettriche e generose concessioni allo space-rock.
La band non aveva mai goduto di una produzione così brillante, ed il merito va almeno in parte al fedele collaboratore Justin Pizzoferrato, già al lavoro con i Dinosaur Jr., qui evocati negli scintillanti break chitarristici che ingentiliscono la altrimenti monolitica “The Crypt On The Borderlands”, un pezzo che potrebbe appartenere di diritto al canzoniere dei sopracitati Melvins.
Intendiamoci, i Black Pyramid non inventano nulla, si limitano semplicemente a rielaborare le influenze che li hanno ispirati; le canzoni che producono, però, sanno competere (a volte superandole) con quelle dei loro maestri, come ad esempio “Take Us To The Threshold”, cui riesce la magia di ricreare l’equilibrio tra melodia e aggressività che i Mastodon sfoggiavano in ”Crack The Skye”.
Il disco non mostra alcun punto debole, nemmeno nelle due suite che ne monopolizzano la seconda parte: i tre movimenti della title-track inchiodano l’ascoltatore per venti minuti, alternando ruvidi hard blues (“The Paths of Time Are Vast pt. 2”) e lunghi passaggi psichedelici (“The Paths of Time Are Vast pt. 3”, vicina ai Kylesa più sperimentali), mentre in “The Quantum Phoenix” il canto di Andy Beresky si staglia imperturbabile su un fondale ritmico furioso (notevole in questo caso il lavoro di Andy Kivela e Eric Beaudry a batteria e basso), come in una versione espansa dei migliori pezzi dei Nebula.
“The Paths of Time Are Vast” è insomma il disco che i Baroness avrebbero potuto incidere dopo “The Blue Record” se non avessero ceduto troppo presto alla tentazione di capitalizzare il loro talento, o il successore di “Blood Mountain” che i Mastodon sognano ancora di pubblicare.
Per chi scrive, in ogni caso, uno dei dischi dell’anno.

 

TRACKLIST

  1. Bile, Blame And Blasphemy
  2. The Crypt On The Borderlands
  3. Astral Suicide
  4. Take Us To The Threshold
  5. The Paths Of Time Are Vast, Part I
  6. The Paths Of Time Are Vast, Part II
  7. The Paths Of Time Are Vast, Part III
  8. The Quantum Phoenix
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