9.5
- Band: BLACK SABBATH
- Durata: 00:43:17
- Disponibile dal: 01/09/1972
- Etichetta:
- Warner Bros
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Se invece che nel 1972 l’imprescindibile “Black Sabbath Volume IV” fosse uscito ai giorni nostri, l’impietoso pubblico attuale non avrebbe esitato a gridare al tradimento ed all’eresia. Il perché è presto detto: il lavoro arriva dopo un trittico fondamentale, mastodontico e seminale, tre album che hanno creato (“Black Sabbath”), canonizzato (“Paranoid”) ed irrobustito (“Master Of Reality”) il mito della musica pesante. Tre lavori che, seppure molto differenti tra di loro, hanno saputo coniugare alla perfezione tutti gli elementi di novità che i Sabs hanno apportato alla causa della nascita dell’heavy metal. Il quarto album ufficiale, “Volume IV” appunto, rappresenta un ulteriore passo avanti a livello compositivo, ma anche il primo punto di rottura (e di evoluzione verso scenari differenti) con quanto fatto in precedenza. Si dice che fu Tony Iommi in persona a voler indirizzare la musica verso lidi maggiormente ostici e progressivi e, nel contempo a voler innalzare il tasso di melodia presente nelle varie tracce. Quello che ne esce è un lavoro adulto e complesso, molto meno oscuro dei suoi predecessori ma che in alcuni episodi riesce a conservare l’impatto dell’heavy doom primigenio. Insomma, non certo un lavoro accondiscendente verso la propria storia, ma piuttosto utile a sdoganare il nome dei quattro figuri di Birmingham anche all’interno dei variegati calderoni del prog e dell’hard rock, che proprio in quegli anni stanno vivendo una vera e propria età dell’oro. Ecco perché, se uscisse oggi, “Volume IV” verrebbe etichettato come “flop” ed i Black Sabbath tacciati di essere dei venduti. Fortunatamente negli anni Settanta la mentalità era ancora differente e ciò che realmente contava era la qualità della musica e non il recinto entro il quale veniva chiusa. Aggiungiamo poi che, dono riservato a pochissimi, Iommi e soci riuscivano a dare sempre la propria impronta a qualsiasi cosa suonassero ed è anche per questo che, al di là di ogni elucubrazione, “Volume IV” è un lavoro al 100% Black Sabbath! A partire dalla copertina, semplice ma perfetta ed omaggiata da decine di band in futuro che ne riprenderanno il layout, fino ad arrivare alla musica vera e propria, è difficile trovare una nota stonata: senza perdersi in sterili elenchi ed aride descrizioni, limitiamoci a dire che “Snowblind” e “Wheels Of Confusion” sono divenuti dei classici immortali, ancora presenti nei live set più recenti dei nostri e sono canzoni che tutti dovrebbero conoscere a memoria! Che senza “Tomorrows Dream” ed “Intronaut” probabilmente oggi non esisterebbe lo stoner così come lo conosciamo; che non capiamo come mai “Cornucopia” non abbia ricevuto dal pubblico gli stessi riconoscimenti di “War Pigs” od “Iron Man”, dato che è un pezzo qualitativamente non inferiore a quelli citati; che “St. Vitus Dance” riesce a trovare il punto di equilibrio perfetto tra le complicazioni del prog e la sfacciataggine dell’hard rock e che “Under The Sun” è un pezzo tra i migliori mai scritti dagli dei oscuri di Birmingham e che racchiude in quasi sei minuti tutta l’essenza ossianica, sperimentale e rozza dei Black Sabbath! Coloro i quali sono curiosi di sapere da dove hanno tratto ispirazione i Cathedral per i loro album migliori, ascoltando questo capolavoro avranno la risposta. Non possiamo poi dimenticare le brevi strumentali “Fx” e “Laguna Sunrise”, la prima che inserisce il proto noise all’interno della musica dei nostri, e la seconda che è uno strumentale breve e straniante che ha lo stesso effetto rasserenante della marjuana; in ultimo ci piace citare “Changes”, ballata per sola voce, piano ed archi che nulla ha a che vedere con il metal propriamente inteso e che nella propria semplicità riesce a conquistare e ad ammaliare. Chiudiamo con una breve nota per dire che in origine l’album avrebbe dovuto intitolarsi “Snowblind”, ma la casa discografica si oppose in quanto il termine fa riferimento diretto alla cocaina, sostanza che i quattro Sabs apprezzavano parecchio, a quanto pare. I nostri quindi, come piccola rivalsa, negli special thanks del lavoro ringraziarono “The great COKE-Cola Company of Los Angeles”.
PS: Il voto in calce sarebbe potuto tranquillamente essere un 10, ma siccome a parere di chi scrive i Black Sabbath hanno dato il loro meglio con il precedente lavoro e con i due successivi, prima di perdersi in estasi fin troppo tecniche, si è deciso per un leggero quanto inutile ritocco verso il basso.