8.0
- Band: BLACK SABBATH
- Durata: 00:47:26
- Disponibile dal: 31/01/1994
- Etichetta:
- I.R.S. Records
- Distributore: EMI MUSIC
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Siamo nel pieno degli anni Novanta quando i Black Sabbath si chiudono in studio per registrare il loro nuovo album: la musica metal nel mentre ha passato svariate mutazioni, eppure c’è ancora molto rispetto per una formazione fondamentale come quella dei Black Sabbath. L’influenza di Tony Iommi e compagni sull’intera scena è rimasta immutata e non a caso, proprio qualche mese dopo la pubblicazione di “Cross Purposes”, verrà dato alle stampe uno degli album tributo di maggior successo: parliamo di “Nativity In Black”, un disco che raccoglie alcune versioni stratosferiche dei classici sabbathiani, riletti da alcuni grandi esponenti della scena degli anni Novanta. Certo, i grandi fasti del passato sono lontani e adesso la band si esibisce più spesso in arene da 2-3 mila persone al massimo, ma la voglia di fare grande musica è rimasta immutata.
Ne è un ottimo esempio “Cross Purposes”, un disco assolutamente godibile che prosegue il trend positivo dei capitoli precedenti. I motivi sono molteplici: Iommi e Geezer sono una grande accoppiata e sono fatti per suonare assieme, completandosi a vicenda; Geoff Nicholls aggiunge, come sempre, il suo apporto, affinando quanto scritto da Tony; Martin ci regala l’ennesima prova di classe dietro al microfono; e Rondinelli, l’ultimo arrivato, si integra perfettamente nel sound dei Sabbath, cimentandosi in una prova solida e dinamica. La qualità del lavoro appare subito evidente quando esplodono le note di “I Witness” che, a parere di chi scrive, è una delle vette assolute della scrittura di Iommi: un brano potentissimo, trascinante, che sembra voler mettere in chiaro come i Black Sabbath siano tutt’altro che finiti.
Nei cinquanta minuti di musica la band prepara una condensato di tutte quelle caratteristiche che l’hanno resa leggendaria: il riffing trascinante di “Psychophobia”; la pachidermica pesantezza doom di “Virtual Death”; la componente più diretta e hard rock di “Back To Eden”; fino alla drammatica solennità di “Cross Of Thorns”, uno dei momenti più alti dell’intero disco. “Cross Purposes” è uno di quei lavori che, pur non configurandosi come pietra miliare all’interno della vasta discografia del gruppo, riesce sempre a distinguersi per la qualità della scrittura e dell’esecuzione, anche quando la band gioca un po’ di mestiere, come nel caso di “Dying For Love”, una ballata delicata e sentita, oppure “Cardinal Sin”, con quell’incedere fin troppo ‘kashmiriano’.
Con la pubblicazione dell’album, le cose sembrano assestarsi rapidamente: la IRS, contrariamente al passato, sembra finalmente interessata a promuovere il disco; il tour procede senza intoppi, registrando un buon successo di pubblico (che porterà alla pubblicazione del live in VHS “Cross Purposes Live”); e anche la formazione sembra assolutamente solida. Come al solito, però, i cambiamenti sono sempre dietro l’angolo in casa Black Sabbath: le voci di una reunion si fanno sempre più insistenti, ma all’ultimo minuto Ozzy si tira indietro. La band si consola con una serie di date in Sud America con Bill Ward alla batteria al posto di Rondinelli, ma niente da fare, non sembra esserci pace per Tony Iommi: per l’ennesima volta Geezer e Ward si tirano indietro e a band si ritrova nuovamente in pezzi.