BLACK SABBATH – Headless Cross

Pubblicato il 01/04/2015 da
voto
9.0
  • Band: BLACK SABBATH
  • Durata: 00:40:31
  • Disponibile dal: 24/04/1989
  • Etichetta:
  • I.R.S. Records

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Gli anni Ottanta sono iniziati sotto i migliori auspici per i Black Sabbath, nonostante la travagliata e chiacchierata dipartita del carismatico frontman Ozzy Osbourne. Un evento di tale portata poteva sancire la parola fine per uno dei gruppi più influenti della storia della musica moderna, ma la perseveranza del ‘riff master’ Tony Iommi permette ai Nostri di riemergere da un periodo di profonda crisi. Al posto del ‘madman’ viene reclutato il divino Ronnie James Dio, reduce da un’esperienza entusiasmante nei Rainbow, al quale spetta l’impresa di conquistare i vecchi fan ed al contempo acquisirne di nuovi. I dinosauri britannici incidono su vinile una micidiale doppietta composta da “Heaven And Hell” e “Mob Rules”, long playing dai quali traspare un palpabile e rinnovato entusiasmo tra i membri del gruppo. Sembra che i Nostri abbiano finalmente intrapreso la strada giusta per poter competere con le nuove agguerrite leve dell’heavy metal, rinfrescando opportunamente il proprio approccio stilistico alla composizione, ma il sogno di poter replicare il successo della decade precedente viene bruscamente interrotto, a causa degli aspri contrasti sorti tra Tony Iommi ed il nuovo arrivato, costretto ad abbandonare la nave al suo destino. Di lì in avanti, il baffuto chitarrista si ritrova costretto, suo malgrado, ad affrontare una girandola impazzita di cambi di line up, che in più di un’occasione minano seriamente la vita del Sabba Nero. Dischi come “Born Again” e “Seventh Star” contengono al loro interno una serie di brani indiscutibilmente ispirati, ma al contempo appare palese che Iommi abbia perso il senso dell’orientamento, eseguendo come un abile illusionista un impressionante numero di voli pindarici a livello stilistico. Con l’ingresso in squadra del giovane cantante Tony Martin (il quale ha dimostrato in maniera egregia il suo talento su “The Eternal Idol”) ed in seguito dell’eccelso batterista Cozy Powell, l’ennesima incarnazione dei Black Sabbath ha finalmente assunto la sua fisionomia definita, coerentemente legata all’oscura immagine che un tempo incuteva paura e rispetto al grande pubblico. Soltanto il ruolo di bassista resta vacante e, per l’occasione, viene ingaggiato Laurence Cottle, navigato professionista gallese capace di marchiare la sua impronta con numerosi ed ispirati ‘fill’ alle quattro corde. Al contempo viene siglato un nuovo deal discografico con la I.R.S. Records di Miles Copeland (fratello del tentacolare batterista dei Police, Stewart), evento che contribuisce a spianare la strada per un ritorno in grande stile. Prodotto dagli stessi Iommi e Powell, “Headless Cross” contiene otto episodi meritevoli di riportare in vita l’arcaica oscurità originariamente impregnata nel DNA delle composizioni. E’ opportuno sottolineare che in quest’occasione i due veterani hanno saggiamente plasmato un sound al passo con i tempi, ponendo in primo piano il riverbero del rullante e le melodie ad ampio respiro delle chitarre. Non va sottovalutato inoltre l’encomiabile lavoro svolto ai tasti d’avorio dal bravissimo Geoff Nicholls, puntuale ed impeccabile come un abile artigiano nel conferire al lavoro un’atmosfera solenne e regale. La sinistra copertina lascia adito a ben poche interpretazioni e l’inquietante introduzione “The Gates Of Hell” funge da mefitico proscenio alla title track, minaccioso mid tempo incastonato in un riff magistrale dal quale spicca la straordinaria performance al microfono di un Tony Martin estremamente ispirato ed indubbiamente consapevole delle proprie capacità. L’adrenalina scorre a fiumi nella galoppante aggressività di “Devil & Daughter”, episodio traboccante di epicità al cardiopalma elegantemente sfumato dal vespro magniloquente di “When Death Calls”, nel quale figura come ospite il celebre Brian May. Il pulsante groove di “Kill In The Spirit World” e “Call Of The Wild” viene inebriato dagli umori tipici dell’hard rock melodico a stelle e strisce imperanti alla fine di quel decennio, meritevole di non alterare la forgia adamantina palesata orgogliosamente nei precedenti brani. Lievi riflessi ‘bluesy’ colorano il dinamismo di “Black Moon” (originariamente rilasciata come B-side del singolo “The Eternal Idol”, qui reinterpretata in maniera differente) che, a discapito del suo minaccioso titolo, ascende in una progressione da brividi, complice l’acceso chorus interpretato con indescrivibile bravura da Martin. L’inevitabile epitaffio viene affidato all’elaborata “Nightwing”, valorizzata da incessanti e multiformi chiaroscuri alle sei corde vergati da un ispiratissimo Tony Iommi, che evidenziano il rinnovato spirito guerriero di un gruppo rinato dalle proprie ceneri. Miracoloso.

TRACKLIST

  1. The Gates Of Hell
  2. Headless Cross
  3. Devil & Daughter
  4. When Death Calls
  5. Kill In The Spirit World
  6. Call Of The Wild
  7. Black Moon
  8. Nightwing
15 commenti
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