7.5
- Band: BLACK STONE CHERRY
- Durata: 00:37:00
- Disponibile dal: 30/10/2020
- Etichetta:
- Mascot Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Vicini al ventennale che si celebrerà nel 2021, i Black Stone Cherry vanno ad accelerare la propria agenda: dal 2016, anno del passaggio a Mascot Records, la band del Kentucky ha sfornato tre dischi in studio intervallati da applauditi EP di cover. Senza lasciarsi condizionare dal periodo di pandemia, Chris Robertson e soci sono riusciti a chiudere il disco nei Monocle Studios del bassista Jon Lawhon, nel clima di urgenza e incertezza dei giorni in cui gli Stati Uniti si stavano affacciando alla pandemia. Chi segue la band sa già che i quattro non hanno commesso praticamente alcun passo falso, ma già al primo ascolto si capisce che le sessioni sono state affrontate con la voglia di recuperare, almeno in parte, il sound più muscoloso e ruvido dei primi dischi in studio. “Human Condition” è un altro ottimo lavoro, che eccelle nelle parti southern intrise di blues, recupera una certa ruvidità e non si vergogna nemmeno di ripercorrere la via del ‘butt rock’ – quell’hard rock super radiofonico e facilone che fa strage negli stati repubblicani. Per l’occasione i quattro lasciano perdere le registrazioni dal vivo, per far emergere un sound affilato, allo stesso tempo viscerale e superappetibile. “Ringin’ In My Head”, “Again” e “Push Down & Turn” settano i toni in maniera più che adatta, mostrando groove sudati, riffoni e batteria in faccia. Arriveranno poi “When Angels Learn To Fly” e “In Love With The Pain” a dimostrare il grandissimo potenziale radiofonico, strizzando l’occhio alle immortali hit degli Aerosmith. La seconda parte del disco si mantiene sugli stessi livelli, ripercorrendo con gusto la storia della band e omaggiando degnamente l’Electric Light Orchestra con una cover di “Don’t Bring Me Down”, che ha in sè una spruzzata di ZZ Top. Tutto bene fino alla fine insomma, dove “Keep On Keepin’ On” chiude in maniera profetica con le parole “When everything that’s good is gone, got to keep on keepin’ on“. Un bourbon alla loro salute, nell’attesa di poter godere delle canzoni di “Human Condition” dal vivo.