7.5
- Band: BLACK SWAN
- Durata: 00:55:27
- Disponibile dal: 08/04/2022
- Etichetta:
- Frontiers
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I Black Swan sono un’autentica superband: basti pensare che nel curriculum di questi signori possono annoverarsi nomi del calibro di Dokken, Winger, Foreigner, Whitesnake, Mr.Big, Ace Frehley, McAuley Schenker Group, Dio (l’elenco sarebbe davvero molto più lungo): praticamente act che hanno autenticamente contribuito a scrivere la storia dell’hard rock (ma anche del metal) e di tutti i suoi vari sottogeneri. Se il debutto con l’album “Shake The World” si presentava magari un po’ più a livello sensazionalistico – nel senso che, semplicemente, era già di per sè una notizia che questi quattro grandi nomi della scena hard rock si fossero ritrovati a collaborare insieme – con questo nuovo “Generation Mind” risulta invece decisamente consolidato l’amalgama tra i quattro musicisti, che da una sorta di esperimento/progetto estemporaneo danno più l’idea di essere diventati una band vera e propria. Guardando allo stato di forma dei protagonisti, possiamo apprezzare un cantante ancora straordinario come Robin McAuley, con la sua voce graffiata e la sua ugola cristallina, ben supportato ai cori da Jeff Pilson, bassista che non ha certo bisogno di presentazioni, il quale forma un duo davvero interessante alla sezione ritmica con un Matt Starr davvero dirompente. Menzione a parte merita poi Reb Beach, il cui lavoro chitarristico tra riff, lead guitar e travolgenti assoli è a dir poco spettacolare.
Le canzoni funzionano davvero bene: oltre ad essere ottimamente interpretate, riescono ad essere trascinanti e accattivanti, senza però essere catchy a tutti i costi. Nella prima metà della tracklist ritroviamo comunque tracce un po’ più dirette e compatte, fino ad arrivare a “Miracle”, un brano sempre brillante, dove però la band sembra concedersi qualche divagazione in più, per poi passare alla successiva “How Do You Feel” una sorta di power ballad con assoli di Beach davvero da brividi. Molto validi anche i pezzi finali, ad eccezione, almeno a nostro parere, della sola “I Will Follow”, unica traccia che non ci ha per nulla convinti.
Davvero un buon disco realizzato dunque da queste quattro vecchie conoscenze nel mondo del rock, che sembrano aver ritrovato nuovo slancio e vigore in questa collaborazione.