7.0
- Band: BLACK TUSK
- Durata: 00:42:23
- Disponibile dal: 17/08/2018
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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La famiglia Black Tusk dimostra sempre più di essersi ripresa alla grande dalla scomparsa di Jonathan Athon. È ormai assodata la presenza in formazione di Corey Barhorst al basso, così come il recente ingresso di un secondo chitarrista pronto a rendere ancora più grasse e groovy le loro esibizioni dal vivo, ma intanto questo nuovo “TCBT” vede ancora una line up ufficiale a tre: più che sufficiente, francamente, per un ritorno energico e di buonissimo livello. Dietro una copertina essenziale che ci rimanda a vecchi classici dell’hard rock di fine anni Settanta, la band di Savannah offre un compendio di attacchi frontali grezzi e coinvolgenti, in cui la dimensione sludge trova un perfetto equilibrio con la furia crust che già faceva capolino qua e là nei lavori precedenti. Gli echi, in brani come “Closed Eye” o “Scalped”, sono quelli dei Corrosion Of Conformity di “Eye For An Eye” o “Blind”, per intenderci: un sound che trasuda grasso per motori, come giusto quando gli ampli sparano a mille da queste parti degli States, ma anche l’amore per l’hardcore di band come Black Flag e Minor Threat, a cui del resto Andy Perkins guardava già prima di formare i Black Tusk. L’unico momento di quiete è, a ben vedere, l’intro recitata sopra un vago cenno di feedback chitarristico, ma non aspettatevi supponenti momenti filosofici: il titolo parla chiaro, “A Perfect View Of Absolutely Nothing”, e quindi a seguire via col nichilismo. Oltre ai brani già menzionati, stanno sugli scudi la cupa e ossessiva “Lab Rat”, l’acidissima “Rest With The Dead” (a tratti veramente disturbante all’udito) o “Never Ending Daymare”, pura iconoclastia punk rivisitata. Ma è tutto l’album a funzionare, reso fresco e variegato, come sempre, anche dall’alternarsi dei tre dietro il microfono. E dopo cinque album, specie in un genere così abusato, ci pare già un ottimo risultato.