7.0
- Band: BLAME IT ON THE OCEAN
- Durata: 00:27:23
- Disponibile dal: 31/07/2013
- Etichetta:
- Strikedown Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Gli Italianissimi Blame It On The Ocean sembrano in realtà sbucati come un siluro impazzito dritti dalla pancia bellicosa della Deathwish di Jake Bannon e dunque dal sottosuolo metalcore della East Coast, o dal circuito post-hardcore nordeuropeo, del Benelux e dintorni specificamente – lo stesso di Hessian, Oathbreaker, Rise And Fall, et similia per intenderci – essendo anch’essi autori di un hardcore oscuro, trucido e furioso dai forti e tratti converegeiani e che in parte però ricorda anche le vicissitudini neo-crust e d-beat impregnate di grind tanto amate oggi giorno da Greg Anderson e dalla Southern Lord, soprattuto per quanto riguarda quanto abbiamo già visto nel caso dei Centuries, nei Baptists, negli All Pigs Must Die e nei Dead In the Dirt. Ma la band il cui nome probabilmente salta maggiormente alla mente durante l’ascolto del presente lavoro è senza dubbio quello dei loro compatrioti The Secret, poichè, proprio come nel caso dei talentuosi distruttori trevigiani, anche i Blame It On The Ocean sfruttano alla perfezione la triangolazione Converge-Entombed-Nasum a creazione di un quadro stilistico spietato, annerito, furioso, vorace e contorto, in cui grindcore, hardcore, crust e death metal primordiale venato di black metal sono fusi insieme in un impasto annichilente. Le basi del sound dei Nostri sono prettamente hardcore, dunque, ma la rabbia e la disperazione di cui la band è rigonfia sembrano rendere il territorio prettamente punk terribilmente restrittivo per le loro nefaste mire distruttrici. Le atmosfere sono plumbee e apocalittiche, dunque, e le note dolenti del punk – l’oltranzismo, la lotta, la soppravvivenza – in questa sede sembrano acquistare connotati più estremi e intransigenti: odio, rabbia, violenza… chaos bieco ed accecato che necessita della forza del blast beat e di bordate di chitarra gelide, bellicose e massacranti prese in prestito direttamente dal death metal per veicolare ottimamente il proprio atroce verbo di violenza e distruzione. La produzione asciutta e rovente non fa che ingigantire il carico di rabbia accecante di cui il lavoro è pervaso e, nonostante una certa derivaività e i costanti rimandi a realtà ben più affermate, i Nostri hanno senz’altro realizzato un lavoro con il quale non è il caso di scherzare. Il songrwriting potrebbe beneficiare senz’altro di più personalità e più coraggio nello sviluppare un discorso stilistico più proprio e originale, ma le intenzioni, le capacità e soprattutto il puro sudore e sangue versato in questo italianissimo album di hardcore super-violento sono presenti in qualità e quantità davvero annichilenti.