9.5
- Band: BLASPHEMY
- Durata: 00:30:12
- Disponibile dal: 08/1990
- Etichetta:
- Wild Rags Records
“Fallen Angel Of Doom” irrompe nella scena musicale mondiale nell’agosto del 1990, trenta minuti di malvagità che cambieranno per sempre le sorti del metal e la concezione di ‘male’ fino a quel momento associata alla musica estrema per eccellenza. Si tratta di un’affermazione forte, portata avanti con per niente celato orgoglio dai membri stessi della band nel corso degli anni, ma effettivamente corrispondente al vero: niente sarà più come prima dopo la pubblicazione di questo LP, un nuovo inaudito passo verso la totale distruzione del buongusto e della musicalità canonica è stato compiuto, con conseguenze devastanti per l’intero mondo metal. La prima caratteristica a spiazzare qualsiasi tipo di paragone con la contemporanea alternativa artistica è anzitutto lo stile, o meglio la mancanza di esso, che “Fallen Angel Of Doom” contiene al suo interno: affatto interessati ad inserirsi chiaramente in una delle correnti che popolano il mercato musicale, i Blasphemy compiono una immonda quanto inaudita fusione di black e death metal, prendendo gli elementi più bestiali e primitivi da ciascun genere e mischiandoli convulsamente in un’infausta miscela che frantuma ogni senso di razionalità e riconsegna queste canzoni agli istinti più bassi e ferali presenti nell’animo umano. Del primo, viene sicuramente preso l’immaginario con cui la band si presenta (per quanto in realtà con alcune differenze basilari rispetto a quella che sarà la famigerata scena black metal norvegese di qualche anno dopo), le tematiche sataniche ed anticristiane ed, in generale, il mood tetro ed oscuro che già Bathory, Venom e Celtic Frost avevano inaugurato con i loro dischi, estremizzando però il concetto tanto dal punto di vista estetico quanto da quello musicale. I rimandi al death metal invece sono riscontrabili primariamente nell’incisività ritmica di gran parte dei brani, la quasi totale assenza melodica e la percussività martellante che accompagna molti dei riff di chitarra, elemento che a conti fatti avvicina in realtà i Blasphemy anche alle forme più primordiali di quello che andrà a costituirsi sotto il nome di grindcore. Non esistono infatti arrangiamenti strutturati o pretese di profondità, ricerca dell’atmosfera o richiami melodici da poter riconoscere ascolto dopo ascolto: in questo album a trionfare è l’assoluto caos esecutivo, una becera, maleducata e del tutto esagerata proposta dove tutto sembra creato per destabilizzare e schifare, portando rapidamente all’esasperazione ed evocando sentimenti sconfortanti che sconfinano spesso in un disagio vivo, palpabile. Gli strumenti vengono suonati male, ad un tempo libero che passa fulmineamente da un beat ad un altro senza alcuna gentilezza, infarciti di assoli paradossali che aumentano il degenero ed accompagnati nel rituale dalla voce, divenuta ormai iconica, di Nocturnal Grave Desecrator And Black Winds, ora spettrale, ora assolutamente animale, in ogni caso del tutto in linea con il carattere casuale ed asincrono che aleggia su tutta la produzione. In questo caso, citare un titolo piuttosto che un altro significherebbe cercare un senso compiuto a questo abominio, ovvero tradire del tutto il carattere ed il messaggio di questo disco: in fin dei conti, “Fallen Angel Of Doom” ha fatto storia essenzialmente per questo, per la sua esaltazione del lato più oscuro, ancestrale, demoniaco ed irrazionale dell’essere umano, un trionfo delle Tenebre sulla Ragione ed un totale annientamento etico del pensiero positivo che ha dato vita ad una creatura repellente ed improba, ma talmente affascinante da dare il la ad un intero genere musicale ancora oggi più vivo che mai, fondato solidamente proprio su questa maligna pietra miliare ad opera Blasphemy.