5.0
- Band: BLAZON STONE
- Durata: 45:40
- Disponibile dal: 15/09/2015
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A due anni dal debutto “Return To Port Royal”, ecco che torna a farsi sentire Cederick Forsberg con il suo progetto-copia-tributo dei Running Wild. Chi aveva apprezzato il primo disco, un nostalgico e dunque voluto clone di quanto prodotto dalla storica ciurma tedesca capitanata da Rolf Kasparek, non avrà grossi problemi a farsi piacere il qui presente “No Sign of Glory”. Già, perchè sempre di emulazione fatta e finita della suddetta band si tratta e anche questa volta più che discretamente riuscita. Bastano i primi cinque secondi dell’intro “Declaration Of War” per andare con la mente a quei primi cinque secondi che nel lontano 1989 aprirono il brano-capolavoro “Riding The Storm”. Da lì in poi è, ovviamente, tutto un revival dei Running Wild del periodo tra “Death Or Glory” e “Pile Of Skulls”. Non mancano certo il tiro o l’immediatezza a brani come “Fire The Cannons” o “Bloody Gold”: tirati, dai grandi ritornelli, con un cantato leggermente sporcato, il classico riffing serrato e i tipici giri melodici della storica formazione tedesca a cui le composizioni sono palesemente ispirate. Anche qui respira di continuo un’atmosfera a metà tra il militaresco e il piratesco, e persino i suoni, pur risultando migliori rispetto al disco di debutto, si rifanno in tutto e per tutto ai Running Wild di metà carriera. La qualità media dei pezzi si mantiene su un discreto livello e alcuni, oltre ai due già citati, sono formalmente buoni, come le due conclusive “Stranded And Exiled” e “No Sign Of Glory”, quest’ultima la classica lunga traccia epica finale, come da copione. Come detto in apertura di recensione, se siete fan dei Running Wild e per voi non è un problema il fatto che su questo lavoro la personalità sia pari allo zero termico, troverete in “No Sign of Glory” quarantacinque minuti di power/speed metal adrenalinico assolutamente piacevoli. Se invece, come il sottoscritto, ritenete che a tutto ci sia un limite, darete giusto un ascolto o due a questo album e tornerete ad ascoltare il quasi inimitabile originale a firma Rolf Kasparek, a cui il lavoro si rifà in ogni suo dettaglio.