5.0
- Band: BLAZON STONE
- Durata: 00:48:04
- Disponibile dal: 17/09/2013
- Etichetta: Stormspell Records
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Eccoci al cospetto di uno dei cloni piú clamorosi mai sentiti in ambito metal. Le copie, belle o brutte che siano, certo non sono cosa rara nel nostro genere preferito e questo in un certo senso è anche comprensibile, vista la quantitá impressionante di pubblicazioni e la fortissima passione per i propri idoli che induce le giovani band ad emularli in tutto e per tutto. Questa formazione svedese, spinta da una vera e propria adorazione per i Running Wild, ha però passato quel limite di decenza che fa da confine tra imitazione e ‘plagio’. Il nome del gruppo è il titolo di uno dei dischi piú noti della storica band tedesca e il titolo del qui presente album di debutto ne ricalca un altro, il famoso “Port Royal”. L’artwork è ovviamente in linea con le tematiche piratesche su cui si basano i brani. Ma veniamo alla musica. Già dall’intro epica e marziale è a dir poco palese il tentativo di riprodurre quello che Capitan Rock ‘n’ Rolf ha fatto con i suoi Running Wild negli anni ’90. L’arrivo della titletrack spazza ogni dubbio e ci mostra un gruppo la cui intenzione pare essere quella di realizzare un disco che possa inserirsi tra un “Pile Of Skulls” e un “Black Hand Inn” dei padri ispiratori tedeschi. Giri melodici, riff, linee vocali, testi, drumming…tutto combacia e la cosa si fa ancora piú evidente a centro tracklist, ossia laddove i Blazon Stone spingono sull’acceleratore, lanciandosi in tiratissime bordate power dominate da doppia cassa e riff dalle melodie marinaresche. In questi frangenti vi sembrerá di ascoltare un collage di brani dei Running Wild quali “Powder And Iron”, “Whirlwind”, “The Privateer” o “The Phantom Of Black Hand Hill”. Che dire poi delle conclusive “Wind In The Sails”, con un refrain strappato a “Tortuga Bay”, o “The Tale Of Vasa” che cerca di chiudere il disco sulla falsariga di una “Treasure Island”? Nulla, se non ribadire che per fare musica a un certo livello bisogna anche avere un minimo di personalitá o comunque non limitarsi totalmente allo scopiazzamento indiscriminato di idee e caratteristiche peculiari altrui. Detto questo, precisiamo anche che il disco in questione è ben prodotto, i brani hanno un bel tiro, divertono e il lavoro nel suo complesso si lascia ascoltare piacevolmente, sempre se si riesce a sopportare l’idea che piú che un album vero e proprio, qui si è di fronte ad una sorta di tributo.