8.0
- Band: BLEEDING THROUGH
- Durata: 00.47.10
- Disponibile dal: 25/05/2018
- Etichetta:
- Sharptone Records
- Distributore: Warner Bros
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Ci vuole faccia tosta per tornare in attività dopo soli quattro anni dal tour d’addio, dopo una risposta di cuore da parte di moltissimi fan che, pur di salutare per l’ultima volta una delle band più amate del metalcore, hanno fatto anche sacrifici. Faccia tosta o uno dei dischi migliori della propria carriera, come guarda caso Brendan Schieppati, Brian Leppke, Derek Youngsma, Ryan Wombacher e Marta Peterson sono riusciti a concepire. A parere di chi scrive un comeback è corretto non includa alcun tipo di innovazione al suono della band: ecco dunque i veterani di O.C. trovare l’equilibrio perfetto tra “The Truth”, l’episodio commercialmente più sfrontato e fortunato della formazione, e “Declaration”, quello più maturo, feroce ed incisivo. Dodici tracce compatte ed ispirate che fondono il metal, black, death e sinfonico, all’hardcore più muscoloso. Intensità ed atmosfera, fuoco e fredde catene. Chi scrive attendeva dal 2006 un brano come “Dead Eyes”, sintesi definitiva di una formazione pionieristica che ha aiutato a definire il sound di un certo tipo di metal. “Cold World” sarà presumibilmente il massimo per chi li ha amati nella loro gelida ed implacabile rabbia, mentre “No Friends” consacra la paternità nei confronti di una moltitudine di figli che non li hanno mai raggiunti a livello di intensità, Winds Of Plague in primis. “Fade Into The Ash”, “Buried” e “No One From Nowhere” sono altri brani killer assolutamente da citare, tanto significativi che vien da pensare che singoli come “Set Me Free” siano stati scelti per lasciare a bocca aperta gli ascoltatori una volta ascoltato l’album. “Love Will Kill All” è un disco datato e nessuno può dire il contrario, ma contiene l’energia, la rabbia e la fame che l’ultimo decennio di metalcore – nelle parole di Schieppati composto da centinaia di band che suonano la stessa versione di Emmure con ritornello à la A Day To Remember – può solo sognare. Il ritorno dei Bleeding Through si legittima dunque con la disarmante assenza di concorrenti nel medesimo campo da gioco e con la qualità di un album che li riporta istantaneamente tra le teste di serie del movimento.