8.0
- Band: BLEEDING THROUGH
- Durata: 00:42:44
- Disponibile dal: 27/01/2006
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
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Metalcore. Quante volte si è sentito il nome, troppe volte a vanvera: sicuramente il trend del 2005. Subito l’etichetta è stata rifiutata da praticamente tutti i gruppi appartenenti al genere, Bleeding Through compresi. Che c’è di male però in un disco come “The Truth”, metalcore in toto, ma anche sorprendentemente al di sopra di quella massa informe che satura il mercato discografico? Nulla, a parere di chi scrive. Se il livello delle uscite è indubbiamente alto, grazie anche alle furbizie in sala di registrazione, le bordate del gruppo di OC si elevano ad un livello al di sopra della norma, grazie ad una onestà e una dinamicità fuori dal comune, in grado di creare spazio in abbondanza per la formazione del frontman Brendan Schieppati. L’attacco di “For Love And Falling” è quanto mai esemplare, soprattutto con quell'”I don’t give a fuck” che presenta il massacro che si inscenerà per i successivi quaranta minuti, zeppo di passaggi trionfalmente hardcore, riff che tanto assomigliano a fucilate e i soliti grandissimi breakdown. Schieppati, poi, canta. Lui stesso ha dichiarato nel DVD di non saper tenere una nota in croce, lui stesso ha mollato gli Eighteen Visions per la direzione troppo morbida che stavano prendendo, ma sentendo pezzi come “Love In Slowmotion” non si riesce a immaginare un traguardo migliore per la graduale evoluzione del gruppo. Non traggano in inganno le parole appena lette: “The Truth” trabocca di violenza thrash ipersatura e spezzacollo per più del novanta per cento della sua durata, tanto da avvicinare il gruppo in certi momenti anche al black dei Dimmu Borgir (forse per gli inserti del sinth di Marta). Pochi fronzoli e nessuna concessione alle melodie svedesi, l’aggressione dei Bleeding Through è spietata e continua, con un occhio di riguardo agli arrangiamenti e una produzione, ad opera di Rob Caggiano, davvero superlativa. Il gruppo si muove con stile sia nei momenti più orecchiabili (“Kill to Believe” o la ballad “Line In The Sand”) che quando c’è da menar le mani (“Hollywood Prison” per citarne una), creando sempre un diversivo piacevole, sia esso un ritornello catchy o un passaggio gotico. La cover infine merita una menzione per come riesce a rappresentare la violenza sanguinaria insita nel CD, oltre ad essere graficamente superlativa. Da non confondere con la scontatezza del metalcore prodotto in serie, i Bleeding Through, da bravi iniziatori del movimento, sanno far male. Come iniziare in modo migliore il 2006?