BLESSED CURSE – Blessed Curse

Pubblicato il 28/04/2012 da
voto
7.0
  • Band: BLESSED CURSE
  • Durata: 01:01:00
  • Disponibile dal: 27/04/2012
  • Etichetta:
  • Cyclone Empire

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Che periodo che sta vivendo il thrash metal! Fra vecchie band che non pensano minimamente alla pensione e giovani che scalpitano per entrare nel mondo del “lavoro”, di album interessanti ne stanno uscendo davvero parecchi. Da Colifax, California, ecco infatti il debutto dell’ennesimo gruppo di ragazzini che suonano alla vecchia maniera, e bene pure! Sono i Blessed Curse, terzetto che prima di esordire con questo lavoro ha pubblicato ben tre EP sotto il monicker Devastator. Come avrete già capito, si tratta di un altro CD-tributo con una produzione che è la summa di suoni ovattati (per ovvia scelta), di chitarre affilate, di un basso presente e di una voce roca il giusto. Caratteristica dei californiani – appurato che logo, copertina e abbigliamento dei Nostri siano rigorosamente anni ’80 – è quella di preferire per la quasi totalità delle composizioni un approccio ragionato, basato su un quadrato riffing di chitarra abile a disegnare sempre sequenze taglienti, graffianti, cariche di groove che la batteria deve solo seguire e il basso solamente amplificare. Non mancano, sia chiaro, accelerazioni, ma il mantra da seguire è quello dei riff brevi e carichi di coinvolgimento; chi ama questa prerogativa del thrash troverà di che cibarsi in abbondanza. Perfetti esempi di quanto descritto sono “Slaughtered Like Pigs”, “Bleeding Cross”, “The Devil’s Mark” ma anche la superiore “March Of The Wicked”, dove si percuote sul serio, ad oltranza. La canzone è senza dubbio la nostra preferita del disco: sei minuti di dinamismo in cui si viene fagocitati dal mood trascinante. Ma tante sono le tracce di valore: se su “Hellraisers” si privilegiano gli stop e le ripartenze, con il basso in bella evidenza, su “Rise The Undead”, dopo l’antipasto groove iniziale, si lascia spazio a tempi serrati. È l’altra tecnica musicale usata dai Blessed Curse: arpeggio iniziale di circa un minuto, stacco chitarristico e poi giù di percussione, specialmente nei brani sopra i 5 minuti (diversi). Fra i difetti, possiamo appunto inserire un’eccessiva lunghezza dei brani e quindi dell’album; non essendo i Nostri propriamente gli Overkill, dopo tre minuti l’attenzione sul brano cala, a meno che non ci si trovi di fronte a un capolavoro. E se la proposta old school non fosse stata sufficientemente chiara, allora, nel finale, ecco la cover (abusatissima) di “Sympton Of The Universe” dei Black Sabbath, eseguita da manuale, come tutte le altre versioni. In definitiva, un buon album di thrash metal, un buon esordio per un gruppo di cui ci ricorderemo, almeno nell’underground.

TRACKLIST

  1. Bleeding Cross
  2. Hellraisers
  3. Demon Dance
  4. Slaughtered Like Pigs
  5. March of the Wicked
  6. Carpathian Mist
  7. Rise of the Undead
  8. Feasting Witch
  9. The Devil´s Mark
  10. Something Evil
  11. Eternal Hate / Blessed Curse
  12. Burn the Beast
  13. Symptom of the Universe
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