7.0
- Band: BLIND GUARDIAN
- Durata: 01:05:03
- Disponibile dal: 02/02/2015
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Ogni album dei Blind Guardian è atteso come un vero e proprio evento per i numerosi fan della band tedesca. La formazione capitanata da Hansi Kursch e André Olbrich infatti non fa parte di quella ricca infinita di gruppi che pubblicano un album ogni due anni, spesso per ragioni di contratto, ma semmai dedica anni e lunghissime lavorazioni alla creazione di ogni nuovo capitolo della sua discografia. Questo da molto tempo ormai si traduce in una continua evoluzione del sound che, piaccia o meno, rende la proposta dei Blind Guardian mutevole e in un certo senso imprevedibile, sebbene sempre legata ad un ben identificabile stile di base. E’ quello che è successo anche con il nuovo “Beyond The Red Mirror”, un album per la cui produzione il gruppo ha usato la bellezza di due orchestre e tre cori al fine di rendere il suono del lavoro ancora più maestoso e ricco di elementi. Sono proprio la complessità e la quantità di parti vocali, corali, sinfoniche e strumentali che si intrecciano di continuo tra di loro a caratterizzare l’album, unitamente alla scelta di un suono più moderno che passa anche per l’accordatura più bassa delle chitarre rispetto a quanto fatto in passato. Questo ovviamente rende il disco un po’ complicato da digerire ad un primo ascolto e molto meno d’impatto rispetto ai lavori che il gruppo ha fatto negli anni ’90. Quasi ogni brano è da sentire e risentire più volte per poterne catturare tutte le varie sfaccettature e se questo in un certo senso dona longevità all’ascolto, in un altro immaginiamo troverà il favore principalmente di chi ha seguito al band negli ultimi anni e non dei fan di vecchia data. Pezzi come “The Ninth Wave” o “Grand Parade”, da noi già descritti dettagliatamente nello speciale traccia per traccia che trovate a questo indirizzo, mostrano una band alle prese con un classic/power metal sinfonico e quasi progressivo, che si accosta ad una grande colonna sonora data la lunghezza dei brani e la quantità di sinfonie, strati di cori, aperture, cambi di tempo e umore in essi presenti. Non mancano comunque i soliti soli melodici praticamente continui di Olbrich, le cavalcate in doppia cassa, le parti vocali più aggressive e i classici ritornelloni alla Blind Guardian. Il singolo “Twilight Of The Gods”, aggressivo, diretto e in linea con quanto fatto negli episodi più tirati precedente disco, “Prophecies” con i suoi ritornelli di presa o “The Holy Grail” che pare uscita da “Imaginations From The Other Side”, creano almeno in parte un legame col passato e sono gli episodi più diretti e classici del disco. In altri frangenti invece, ad esempio “At The Edge Of Time” e “Ashes Of Eternity”, è quasi difficile trovare un filo conduttore e il concetto di immediatezza è talmente ridotto che si ha l’impressione che il gruppo abbia forzato un po’ troppo la mano nel voler creare qualcosa di particolare, finendo però per rendere un po’ troppo ostici e pesanti tali brani. I Blind Guardian del 2015 sono dunque questo: una band che punta ad un certo tipo di evoluzione, tentando esperimenti sempre nuovi per il proprio sound, senza però perdere l’identità che l’ha resa famosa. “Beyond The Red Mirror” è quindi un buon album che alterna ottimi momenti, in cui la spinta evoluzionistica del gruppo dà i suoi frutti, alcuni che vanno un po’ più sul sicuro e altri che invece non convincono altrettanto anche dopo vari ascolti. Se avete apprezzato “A Night At The Opera” o “A Twist In The Myth” non avrete molti problemi a godervi questo capitolo.