7.5
- Band: BLIND GUARDIAN
- Durata:
- Disponibile dal: 26/05/2003
- Etichetta:
- Virgin
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In una discografia votata ad una progressione stilistica senza eguali nello scenario metal teutonico (a meno che non si vogliano tirare in ballo le discutibili divagazioni sinfoniche dei compatrioti Rage), un album in grado di catturare fedelmente l’impatto live della gloriosa band tedesca era il classico tassello mancante. La precedente testimonianza dal vivo, “Tokyo Tales”, del 1993, nonostante una scaletta già al tempo piena zeppa di classici, portava con sé quel carattere artificioso derivante da un mix zoppicante, che relegava in sottofondo il coinvolgimento del pubblico (per non parlare della proverbiale flemma dell’audience nipponica). Difetti che le moderne tecniche di registrazione e il surplus derivante dal “giocare in casa” (la vecchia Europa), sono solo uno sbiadito ricordo del tempo che fu. Un doppio cd composto da 22 brani per un totale di 133 minuti, che spazia in modo esauriente dall’esordio “Battalions Of Fear” fino all’ultimo “A Night At The Opera”. Quest’ ultimo ne esce ulteriormente rinvigorito, fugando quei dubbi sorti fra lo zoccolo duro dei fan in merito agli innesti sempre più massicci di elementi sinfonici ed operistici, a scapito dell’immediatezza e del proverbiale impatto frontale del combo di Krefeld. Da manuale la prova vocale di Hansi Kursch, lontano parente dello sbiadito vocalist visto all’opera con il progetto Demons And Wizards, e sezione ritmica sugli scudi per una serie di esecuzioni talmente precise da sollevare alcuni dubbi su eventuali ritocchi in studio (alcune fonti maligne parlano del coinvolgimento del virtuoso drummer Alex Holzwarth, ex Sieges Even e al soldo anche dei nostrani Rhapsody, nei brani tecnicamente più ostili, e non solo dunque nel semplice ruolo di guest musician, come riportato dalle note del booklet). Le registrazioni sono state effettuate in più sedi, fra Germania, Spagna ed Italia (“Welcome To Dying” proviene dalla recente data di Milano e il buffo “Buona Siera Milano!” di Hansi non lascia spazio a dubbi). Parlare di acquisto obbligato sa di scontato, io intanto corro ad ascoltare di nuovo “The Bard’s Song (In The Forest)”.