7.0
- Band: BLINDING TEARS
- Durata: 56:00
- Disponibile dal: 28/02/2014
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Sicuramente l’esordio autoprodotto degli italiani Blinding Tears non è da annoverare tra quei lavori acerbi e banali che troppo spesso sanciscono il timido affacciarsi sulla scena di giovani e speranzose band. I senesi decidono di abbracciare un genere che ha molti estimatori come il power-prog, ma lo fanno senza circoscrivere la loro ispirazione in schemi prestabiliti, evitando (fortunatamente per noi e per loro) di proporre l’ennesimo disco ben fatto ma senza arte nè parte. I ragazzi decidono di suonare progressive nella maniera che più preferiscono, andando a miscelare i generi e le sfumature sonore più disparate, risultando credibili e comunque riuscendo a confezionare un lavoro che sta in piedi, con una sua identità artistica ben precisa. “Curse Of Freedom” apre ottimamente le danze con un pezzo in pieno Rhapsody Of Fire ed Elvenking style; sembrerebbe quindi di avere a che fare con un genere che fece la fortuna di molte band italiane sul finire degli anni Novanta, ed invece con le seguenti “M(a)indeadlock” e”Rainfall” i Blinding Tears iniziano a proporre un songwriting più strutturato, che vira prepotentemente verso il progressive, quello più oscuro e riflessivo, sempre attento a non perdere di vista la parte più spontanea del proprio sound, quella inquadrabile nel filone heavy e power. “Mafra” sorprende per l’utilizzo dei synths e di una voce femminile che vanno a creare insieme un suggestivo collage sonoro, sulla scia di quello che fecero i maestri Pink Floyd con la loro “The Great Gig In The Sky”. Rispetto al capolavoro di Gilmour e soci, qui abbiamo un taglio più new-age e ciò segna un punto a favore della band che, pur avendo scomodato dei mostri sacri, riesce a non ripetere pedissequamente la lezione, ma anzi raggiunge l’obiettivo di farla propria e personalizzarla, cosa veramente non da poco in un contesto simile.”Hypnotic Feelings”, dopo un inizio leggero, diventa cattiva e piace grazie all’aggressività di Niccolò Fontanelli, che qui ricorda addirittura James Hetfield. Buone la ballad “Flow Away” e l’incalzante “HH”, mentre merita una citazione particolare “Haunted Asylum” per la naturalità con la quale combina un progressive massiccio al suono dei sintetizzatori. Complimenti a questi ragazzi per il bel debutto; ora li aspettiamo alla prova del nove con il secondo lavoro.