8.0
- Band: BLINK-182
- Durata: 00:44:35
- Disponibile dal: 20/10/2023
- Etichetta:
- Columbia
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Il tempo è galantuomo. E così Mark, Tom e Travis – con i primi due che avevano giurato di non parlarsi più – tornano ad imbracciare gli strumenti insieme dopo il linfoma che ha colpito il bassista, con il silenzioso batterista, sopravvissuto a sua volta ad un incidente aereo, a fare da invisibile collante.
Il tempo è anche giudice supremo. E dunque “Enema Of The State” e “Take Off Your Pants And Jacket” vengono ora giustamente messi sullo stesso piano dei cult generazionali del pop-punk anni Novanta (da “Dookie” e “Smash” ad “American Idiot” e “Americana”).
Il tempo è nostalgia: e perciò noi ex adolescenti non solo perdoniamo, ma anzi quasi pretendiamo un po’ di sano autocitazionismo dai tre ragazzacci di San Diego, tornati seriamente insieme dopo vent’anni (tralasciamo intenzionalmente il poco ispirato “Neighborhoods” di una dozzina d’anni fa).
Le avvisaglie di questo ritorno della formazione storica, dopo il più che valido “California” e il meno ispirato “Nine” con Matt Skiba, non erano per la verità delle migliori, con il primo singolo “Edging” che altro non era se non la solita marcetta carina ma niente di più. Ebbene, possiamo ora dire con cognizione di causa che era solo un diversivo, perchè il resto della tracklist mette in mostra tutto quello che possiamo chiedere a dei Peter Pan di cinquant’anni, qui ringiovaniti grazie anche alla partecipazione di songrwiter esterni (tra cui uno dei co-autori di Machine Gun Kelly, in una perfetta chiusura del cerchio con l’autodichiarato erede del trio californiano).
La partenza affidata ad “Anthem Part 3” mette subito in campo un confronto da far tremare le vene e i polsi, e pur senza raggiungere i livelli di “Anthem Part 2” (per chi scrive l’apice del trio) il terzo capitolo ne esce a testa alta; “Dance With Me” vince facile tra rimandi ai Ramones, non solo nello spassoso video, e un coro infettivo nella migliore tradizione del genere (“Olè Olè Olè” è il nuovo “Na Na Na Na”) e “Fell In Love” ci riporta ai tempi del self-titled con la citazione/omaggio a “Close To Me” dei Cure, ma le sorprese non sono certo finite qui.
Se “Terrified” è addirittura un ripescaggio risalente ai tempi dei Box Car Racer (progetto parallelo di De Longe e Barker ad inizio secolo), la title-track, sottoforma di ballad semiacustica, colpisce come un pugno le corde dell’anima, meglio ancora se in combinata con il video nostalgia a sottolineare come, volenti o nolenti, le loro hit abbiano segnato la gioventù dei trenta-quarantenni di oggi. Tolta la bruschetta dall’occhio, il contapassi dell’iPhone segnala rischio infarto con “More Than You Know”, una bella bombetta in cui spicca, tanto per cambiare, il drumming forsennato del poliedrico Travis Barker, mentre “Turn This Off!” è la consueta scheggia simil-hardcore (sulla scia di “Happy Holidays, You Bastard”) e “When We Were Young” non fa che ribadire come il ruolo di headliner all’omonimo evento (il When We Were Young festival, appunto, tenutosi qualche giorno fa a Las Vegas davanti a ottantamila persone) sia più che meritato.
Chiuso il lato A con la già citata “Edging”, la seconda metà di “One More Time…” contiene forse meno pezzi da classifica – per il momento la sola “You Don’t Know What You’ve Got” è uscita come singolo – ma si difende comunque bene, tra qualche divertissement (la tiratissima “Fuck Face”, con Travis protagonista dietro al microfono), intermezzi in odore di Angels And Airwaves (“Hurt (Interlude)”) e una manciata di altri duetti della premiata coppia Mark & Tom (le scanzonate “Blink Wave” e “Turpentine”, la più riflessiva “Childhood”).
Senza nulla togliere ai brani cantati dal solo Mark (“Bad News”, “Other Side”), è proprio la chimica tra i due amici ritrovati, mai così amalgamati a livello vocale, a rendere così speciale questo nono album dei Blink-182, portatore sano di un’allegria più matura rispetto agli anni d’oro ma non per questo meno efficace, anzi.
Alexandre Dumas lo aveva predetto e Mark, Tom e Travis lo hanno realizzato: vent’anni dopo, un’altra volta un capolavoro dei tre moschettieri del pop-punk.