7.0
- Band: BLOOD CEREMONY
- Durata: 00:40:52
- Disponibile dal: 27/05/2013
- Etichetta:
- Rise Above Records
- Distributore: Audioglobe
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Finalmente l’attesa per il terzo album dei sempre più lanciati Blood Ceremony é terminata e quindi abbiamo la possibilità di ascoltare il successore dello strepitoso “Living With The Ancients”, che aveva contribuito in maniera fondamentale al (ri)lancio di quel doom rock oscuro ed occulto pesantemente influenzato dal folk, dalla psichedelia e da un certo gusto progressivo. Diciamolo subito: “The Eldritch Dark” é un signor album, ma non regge il confronto con il mastodontico predecessore, del quale comunque risulta una evoluzione intelligente più che una copia. Le influenze dei Nostri sono sempre le stesse: Black Sabbath, Coven e Jethro Tull in primis, senza dimenticare un mood viaggioso che affonda le proprie radici nel west coast sound di Jefferson Airplane e Grateful Dead ed un amore per i sixties che li accomuna ai Witchcraft. Protagonista assoluta del platter é ancora una volta la dotatissima Alia O’Brien, che ci delizia con delicati passaggi di flauto, esoterici giri di hammond e con una vocalità unica e seducente. Molto buono anche il lavoro di Sean Kennedy alla chitarra, che riesce a ritagliarsi uno spazio consistente e a sfruttarlo a dovere, grazie ad un riffing mai scontato e che stavolta trae meno spunti dal lavoro di Tony Iommi. Proprio questo fatto caratterizza fortemente “The Eldritch Dark”, che da un lato é il lavoro più pesante dei Blood Ceremony, dall’altro é anche quello meno legato all’ottica heavy. La perla dell’album é proprio “Lord Summerisle”, una traccia folkish delicatissima ed eterea, dove Alia duetta alla voce con il bassista Lucas Gadke, mentre Kennedy intesse morbidi passaggi alla chitarra acustica, punteggiati da un flauto morbido e sognante. “Witchwood” apre il lavoro in maniera convincente, andando a disegnare arabeschi vicini ai Jethro Tull più pesanti ed unendo un hammond a tratti perfino liturgico. “Ballad Of The Weird Sisters” innesta sul tipico sound dei Nostri delle tentazioni southern rock e bluegrass che porta un po’ fuori contesto, ma é solo un attimo, visto che già dalla successiva “Eldritch Dark” viene recuperata una vena più hard rock che rimanda all’esordio omonimo del quartetto canadese. “Drawing Down The Moon” viene costruita a partire da un immaginario sonoro caro a Ken Hensley, ex tastierista degli Uriah Heep, mentre la conclusiva “The Magician” apre le porte a partiture progressive, come sempre poggiate su basi acid doom settantiane davvero notevoli. Il brano é difficile e a tratti addirittura pretenzioso, ma una volta entrati nel giusto mood ci appare in tutta la propria imponenza. Insomma, i Blood Ceremony si confermano tra le band di punta dell’eccelso roster della Rise Above e – insieme a Jex Thoth ed ai lanciatissimi Purson – si candidano a raccogliere lo scettro lasciato cadere dai The Devil’s Blood a seguito dello scioglimento. Non tutto é oliato a dovere su “The Eldritch Dark”, due o tre brani sono proprio sottotono (rispetto agli standard abituali), ma quando decidono di affondare il colpo i ragazzi sanno ancora essere micidiali. Ascolto più che consigliato, anche se i precedenti due album rimangono superiori.