![](https://metalitalia.com/wp-content/uploads/2023/04/BLOOD-CEREMONY_album-cover-2023-500x500.jpg)
8.5
- Band: BLOOD CEREMONY
- Durata: 00:48:00
- Disponibile dal: 05/05/2023
- Etichetta:
- Rise Above Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
I Blood Ceremony sono senza dubbio tra i migliori gruppi di quel cosiddetto filone ‘occult doom psichedelico’ che ha iniziato a farsi strada a partire dal 2004 circa, regalando dischi meravigliosi targati Witchcraft, The Devil’s Blood, Sabbath Assembly, Jex Thoth e Uncle Acid & The Deadbeats… per poi esplodere e popolarsi di una miriade di gruppi clone, più qualche ‘meteora’ interessante (Mount Salem, Purple Hill Witch).
In questo panorama inflazionato, la band di Sean Kennedy e Alia O’Brien ha sempre saputo distinguersi per qualità e profondità di scrittura, incidendo dischi di livello altissimo e dando l’anima sul palco, ragion per cui le aspettative nei confronti di questo “The Old Ways Remains” erano davvero alte. Ma andiamo con ordine: l’elegante “Lolly Willows”, brano già pubblicato nel 2019 in formato sette pollici, e qui incluso, è il ponte stilistico ideale tra il precedente “Lord Of Misrule” e l’album in uscita a giorni, che continua il percorso di ‘alleggerimento’ iniziato immediatamente dopo l’album-capolavoro “The Eldritch Dark”. È uno spogliarsi dei riff più pesanti e delle atmosfere più cupe, quelle maggiormente afferenti al doom metal propriamente detto. Ci manca questa irruenza? Forse un pochino, però – e qui è la grande magia dei musicisti canadesi – il risultato finale è maledettamente accattivante e onestamente adorabile.
I Blood Ceremony sembrano trovare se stessi, riuscendo a reinventarsi, guardando sempre più indietro e aprendosi a sonorità – e a un’estetica – che guarda agli anni ‘70 (e fine ‘60) meno ‘ovvi’ e all’apparenza più lontani dalla musica cosiddetta del diavolo. Non solo gli ovvi Black Sabbath, Coven e Jethro Tull quindi, il nuovo album – similmente al suo predecessore – profuma dei Beatles più acidi, dell’hard rock psichedelico degli Shocking Blue e di quello venato di folk degli High Tide, odora del lato ‘sbagliato’ della cultura flower power, quello degenerato della Family di Charlie Manson, e dell’Inghilterra pagana dell’implacabile Lord Summerisle/Christopher Lee (omaggiato dalla band con il brano omonimo sul già menzionato “The Eldritch Dark”).
E così ci muoviamo – letteralmente, nel senso che è difficile star fermi – tra l’heavy rock trascinante di “The Hellfire Club”, il refrain perfetto di “Ipsissimus” e il dolce veleno di “Powers Of Darkness”. Impossibile non citare “The Bonfires At Belloc Coombe” con uno struggente violino elettrico a fare da contraltare al flauto indiavolato di Alia, che in questo brano sembra addirittura sdoppiarsi, o l’incedere sinistro ed inquietante di “Widdershins”. E se “Hecate” sembra uscita dagli anni ‘60, nella bellissima “Mossy Wood” tornano il violino elettrico e il folk di matrice celtica. In chiusura il pezzo più stralunato del disco, tra folk rock e psichedelia pura, voce filtrata e un ritornello che sembra cantato da una dimensione parallela, “Song Of The Morrow”.
In conclusione un gran bel disco, orecchiabile ma niente affatto semplice, un caleidoscopio di colori e sensazioni che, pur richiedendo più ascolti per essere apprezzato appieno, scivola nel cervello apparentemente senza sforzo, rivelando nuovi dettagli di sé ogni volta che si preme ‘play’. Titolo perfetto: la tradizione che i Blood Ceremony portano avanti, in modo irresistibile, è antica e destinata a continuare, a dimostrazione che non sono un’overdose di pentacoli, caproni e pantaloni a zampa di elefante a fare l’occult rock. Livelli di scrittura altissimi, produzione perfetta e la grandiosa prestazione di Alia alla voce, sirena suadente o valchiria graffiante a seconda della situazione: consigliatissimo.