6.0
- Band: BLOOD INCANTATION
- Durata: 00:40:40
- Disponibile dal: 25/02/2022
- Etichetta:
- Century Media Records
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Il nome Blood Incantation è legato indissolubilmente alla scena death metal contemporanea, in virtù dello strepitoso successo ottenuto da dischi come “Starspawn” e “Hidden History of the Human Race”. Che ai ragazzi statunitensi interessino anche altri tipi di sonorità è tuttavia cosa nota, difatti non è un caso che alcune tracce del repertorio della cosiddetta band madre siano speziate di umori psichedelici e derive atmosferiche – si prenda ad esempio la semi-strumentale “Inner Paths (To Outer Space)”, inserita nell’ultimo album. Il chitarrista/cantante Paul Riedl, inoltre, è da tempo attivo nel mondo ambient e krautrock con il suo progetto Hoverkraft e con vari lavori solisti, molti dei quali disponibili sulla sua pagina Bandcamp. Con tali premesse, non stupisce dunque più di tanto il fatto che i Blood Incantation abbiano deciso di tentare un esperimento e di dare alle stampe un disco ambient a loro nome, nonostante sinora questo genere di materiale abbia trovato comodamente spazio nei succitati progetti paralleli.
A scanso di equivoci, è bene sottolineare come “Timewave Zero” non sia un lavoro ‘soltanto’ influenzato dalla psichedelia, dall’ambient o dal krautrock: le due tracce proposte – “Io” ed “Ea” – sono infatti assolutamente scevre di elementi metal o anche solo rock; in questo caso, l’ingrediente fondante della musica sono le tastiere e i sintetizzatori (su cui talvolta si sovrappongono dei gong), le quali consentono alla band di costruire atmosfere morbide e nebulose che si svelano lungo tempi estremamente dilatati, con il culto dell’elettronica cosmica in stile Tangerine Dream spesso in evidenza. Grazie ad un buon equilibrio fra velleità oniriche e un minimo di orecchiabilità in certi temi portanti, l’esperimento degli statunitensi si lascia ascoltare e tutto sommato apprezzare per il fascino di alcuni di questi mantra minimali e per le loro relative vibrazioni, alle quali può risultare piacevole abbandonarsi.
Chi scrive, tuttavia, non fatica ad ammettere di non possedere una minuziosa conoscenza dei generi di cui sopra, ed è quindi assai probabile – se non scontato, visto che la corrente prolifera dagli anni Sessanta/Settanta – che esistano numerosi altri progetti e realtà che in questi campi abbiano realizzato e/o rilascino regolarmente opere molto più influenti e significative di questo “Timewave Zero”. Si tende spesso a vedere in gruppi come Ulver o Anathema degli esempi di coraggio e avanguardia, quando in verità questi musicisti in alcune occasioni – pur con indubbie doti interpretative – hanno semplicemente preferito cambiare sound per cimentarsi in generi musicali che esistono già da decenni, ma che sono spesso poco familiari a chi di norma ascolta principalmente musica metal. Un simile discorso può dunque essere applicato ai Blood Incantation, la cui nuova prova, se presa singolarmente, è certamente gradevole e rispettabile – anche solo per la voglia di mettersi in gioco alla base del progetto o per il desiderio di fare scoprire al loro fan medio un altro tipo di approccio alla musica – ma forse, se collocata fuori dal nostro circuito, non così particolare o imprescindibile come alcuni metallari che amano ostentare una mentalità aperta ‘ad ogni costo’ vorrebbero credere. Per quanto ci riguarda, continuiamo a preferire quando gli interrogativi esistenziali di Riedl e compagni fanno da base a brani del calibro di “Vitrification of Blood”, quindi aspetteremo con pazienza il loro prossimo capitolo death metal per farci prendere davvero dall’entusiasmo.
